venerdì 23 novembre 2007

Occhio..

Non era serata per far l’amore, se non altro perché in casa non si riusciva a trovare una bambola gonfiabile neanche bucata. Tra le cose che mi rimanevano da fare non avevo nemmeno considerato l’idea farmi la barba nonostante i giorni passati fossero ormai segnati sul mio viso. Qualcuno aveva detto che "Spesso la cosa che desideri di più è la cosa che non puoi avere" e invertendo le cose, per capire le cose che non potevo avere, avevo cercato di capire cosa potevo desiderare di più..e non ci avevo capito un cazzo manco io, figuratevi voi. Se tutti gli studiosi delle Relazioni Umane avevano studiato anni per capire che un buon ambiente aiuta a lavorare meglio, probabilmente non avevano perso tempo a raccontarlo presso via del Tritone. Tra qualcuno che sghignazzava e qualcuno che sorrideva la vita li dentro era comunque passata leggera. Non mi rimaneva che condividere con qualcuno l’amore. La domanda che solitamente ci facevamo noi uomini era sempliemente: "perché?" E solitamente ce la facevamo ormai troppo tardi. Così se le donne andavano spedite noi ci sentivamo cavalli in doma con le corde al collo. Non che non ci piacesse l’idea di una vita insieme, casa, figli, mulino bianco, eni 30%, macchina, salute, bollette, pannolini, affitto, incomprensioni, pulirsi le scarpe prima di entare, non aiuti mai, c’è da cambiare la lampadina, la spesa, il condominio, niente rutti a tavola e tanto tanto amore..il fatto era che si era spesso indecisi sul quando cominciare. Solitamente per natura si preferiva salire sui carretti da cui si sapeva saper scendere e solitamente per natura capitava di confondere quei carretti con quelli a lungo termine dove scendere diventava più pericoloso che star sopra, all’apparenza almeno. E alzi la mano quell’uomo che mai ha pensato ad un futuro stabile, una moglie ed una famiglia. Tutti per un attimo lo avevno fatto, era al momento di metterlo in pratica che ce la facevamo addosso, ed era in quel momento che con la musica malinconica di sottofondo si vedeva scorrere davanti per l’ultima volta: il calcetto con gli amici, le serate birra e compagnia, la spazzatura buttata solo se strettamente necessario, i piatti a farsi compagnia l’un l’altro sul lavello, le carezze ai bambini (degli altri), il letto sempre disfatto, le scarpe lasciate in giro per casa, i fornelli pieni d’olio, stravaccarsi sul divano col telecomando in una mano e il joy pad nell'altra, allagare il bagno dopo la doccia, socializzare con i cumuli di polvere sotto il letto, dormire orizzontali stringendo due cuscini, il computer sempre acceso, mangiare sul divano, il nocciolo dell’oliva per terra, le briciole di pane sul balcone, i pomeriggi al fantacalcio, la snai, il posacenere sempre pieno, entrare in casa, vedere che fa schifo, e sorridere pensando ad altro…certi momenti un giorno non torneranno più..

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domenica 18 novembre 2007

Di passaggio



A dirla tutta stavolta la cosa che avevo capito meglio era di non avere mai capito un cazzo. Tutte le volte che avevo pensato di aver capito, di aver scoperto, di aver vissuto, di esser morto prematuramente, di aver creduto, di non aver creduto in niente, di amare me stesso più degli altri o gli altri più di me stesso. Sospeso tra la paura di vivere e di morire avevo constatato piacevolmente che godevo da impazzire nel respirare profondamente l’aria che circolava nei polmoni. Ed era bastato un soffio perché mi fosse venuto il dubbio del perché fossi nato proprio sotto il segno degli esseri umani, dominatori incontrastati del pianeta terra. Non ero nato ragno né aquila, né leone nè gazzella, nè ranocchio né zanzara, né canna di bambù nè papavero nè erbaccia, né fico ne finocchio..degli ultimi due ne ero riuscito ad esser certo. E mi era venuto da sorridere al caso che m’aveva costruito a pennello l’illusione tutta intorno. Che ci fossero alcuni più potenti di altri, che qualcuno contasse più e qualche altro meno, e l’illusione di poter essere qualcuno a seconda della professione intrapresa, l’illusione di essere meno fortunato di chi poteva sembrarlo di più, l’illusione di poter creare qualcosa di duraturo, l’illusione di poter costruire quell’incredibile castello di sabbia che in un modo o nell’altro sarebbe comunque venuto a crollare. Che con l’ansia di arrivare non sarei arrivato da nessuna parte..ma in fondo neanche senza ..a seconda di che significato si voleva dare al termine arrivare. E quanto era bello guardarsi alle spalle e respirare quello che era stato..senza chiedersi cosa ne sarebbe poi stato un giorno..se non mi fossi più voltato. E davanti che ci si voglia illudere o meno la nebbia a coprire speriamo un lungo prato. Che gran giornata …

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mercoledì 14 novembre 2007

In dolce attesa



Certe cose bisognava farle per forza di cose in due. E dopo mesi di diserzione ieri sera mi ci ero impegnato parecchio perché le cose andassero finalmente come dovevano. Mi ero concentrato e avevo dato tutto me stesso, al buio, in camera mia. Così, finalmente era venuta, così come l’avevo immaginata io. Non l’avevo detto a nessuno di essere rimasto in dolce attesa fino a quando oggi quell’attesa non è finalmente terminata. Avevo disertato le conversazioni con qualcuno un po’ più su per motivi non riconducibili a qualcuno un po’ più giù, semplicemente non accadeva, e né io né lui sembravamo preoccuparcene troppo. Poi quando il buio era calato avevo deciso di chiacchierarci un po’. Il silenzio, la concentrazione, e avevo dato tutto me stesso per richiedere quella giornata che non veniva più da tempo. Ed era arrivata luminosa come non mai. Poi un panino con porchetta con poco di mistico ma con molte calorie e a sfumare fino alla sera, qualche culo che sfilava per la strada, i clacson degli automobilisti, gli scleri dei passanti,le telefonate con gli amici e il motorino come sempre in riserva. Due cose mi era sembrato di capire, la seconda delle quali era di non avere perso tempo..e tra una cosa e l'altra, affascinante come non mai.. era giunta la notte.

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domenica 11 novembre 2007

Giornalisti un Cazzo


Trovo raccapricciante la mercificazione della notizia da parte di alcune trasmissioni e alcuni giornali. Provo tristezza nei confronti degli imbecilli che utilizzano una tragedia come scusa per creare disordini. Provo disgusto per chi è sempre pronto a puntare il dito senza essere a conoscenza dei fatti. Oggi è morto un ragazzo in circostanze tragiche che dovranno essere verificate, non è morto un tifoso, il calcio non centra niente. Ma forse faceva più notizia scrivere che oggi è morto un LAZIALE ucciso da un POLIZIOTTO. Avete venduto meglio la notizia forse..ma guardate il casino che si è venuto a creare, uscite per strada e meditate anche voi, meditate sul come state utilizzando il vostro importantissimo mestiere. Responsabilizzatevi giornalisti, fate giornalismo e non marketing. Mi vergogno profondamente della speculazione giornalistica sulle tragedie. A pochi minuti dal dramma accaduto al tifoso della Lazio non si è esitato a linkare senza il minimo rispetto sulla Home Page dei siti giornalistici il Blog del ragazzo morto. Così come si era fatto senza un minimo di rispetto il giorno dopo la tragedia della ragazza inglese uccisa, con i Blog degli accusati riempiti poi in pochi minuti di insulti e minacce senza che nessuno ancora abbia potuto appurare se fossero colpevoli o meno. Questo è giornalismo o mercificazione della tragedia? Se il giornalismo deve essere per forza di cose spettacolo, vendita e contatti mi sento di dire che ne sono schifato. Il giornalista è una persona che ha in mano una responsabilità enorme che forse al giorno d'oggi non riesce più a sentire. Più verità, meno notizie facili. Ci dicono di lasciar perdere questo mestiere perchè il mercato è saturo..saturo di merda, questo non ce lo dicono!

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venerdì 9 novembre 2007

Onore al Javad

Così non l'avevate mai visto: tra Bin Laden e Nanni Moretti, un pò Chuck Norris un pò Gighen mi era capitato di rincontrare il Javad, che diserta il nuovo Blog, ma è pur sempre presente tra Msn e messaggi cazzuti. Gli occhiali storti sul viso a far da contorno ad una barba folta e incolta come non mai, fisico asciutto e scolpito e l'immancabile verve di chi non deve chiedere mai. La foto non rende onore ad una realtà al primo impatto a dir poco sconvolgente. Il Rutto si presenta visibilmente più uomo, con quel non so che di interessante e quel pizzico di ragazzo vissuto che piace tanto alle donne. Dopo viagra e tette credo diventerà Javad la parola più cliccata sul web. In realtà dopo la caccia ai romeni iniziata in Italia nessuno ne ha avuto più notizia. Che i 2.193 romeni che lo circondano nell'acciaieria dove lavora l'abbiano utilizzato come ostaggio? Aspettiamo tue notizie, mi fai vomitare, con un pò di schifo, Gandhi

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mercoledì 7 novembre 2007

Non servono grandi attributi


Avevo chiesto dell'acqua e mezzo quintale di fiducia prima di cominciare a scrivere e subito mi avevano guardato storto. Così per ripicca avevo ridotto le razioni di liquidi e avevo deciso di farcela nonostante la rogna che mi sembrava lanciassero addosso. Due cose avevo di certo capito nella vita la seconda delle quali era che non potevo sicuramente vivere in eterno e per questo o quel motivo valeva la pena di prendersele subito le piccole soddisfazioni. Come cantante potevo essere orgoglioso delle mie inimitabili esibizioni sotto la doccia e al volante di Jimmy. Come scrittore potevo vantare l'appellativo di Autistico del dottor Liguori. Come giornalista la soddisfazione più grande stava nell'aver fatto irruzione mentre il Direttore del Messaggero Egregio Roberto Napoletano faceva pipì con la porta spalancata e aver scoperto che per diventare Direttore di un importante giornale non servivano poi così importanti attributi. Per il resto avevo rivalutato parte di una professione che si affacciava sempre più verso la mercificazione della cronaca spazzatura piuttosto che infilare il naso dove dovrebbe un giornalista che dovrebbe essere tale. Appesi al chiodo i modelli stile Terzani non rimaneva che sottoporsi alle rigide regole del Messaggero: Napoletano ordina di non entrare più nel cesso con scritto riservato (a chi?) e rispetto con fermezza la sua decisione, Napoletano decide di non salutarmi più mentre ci troviamo uno accanto all'altro a fare pipì e io decido di salutarmi da solo mentre tra una stampante e l'altra imbocco imperterrito la via dell'ufficio. Due cose avevo dovuto fare ancora prima di rientrare a casa, la seconda di queste era ascoltare attentamente le urla di chi mi diceva come dovevo fare un articolo che non mi andava e avevo fatto a cazzo!Tutto il resto cronaca spicciola!

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L'alba


Non che non avessi più niente da raccontare. Ma quando a Tiscali era venuto in mente di bruciare la bellezza di 3 anni scarsi di lavoro del Gandhi blog per rimodellare la vecchia grafica in una nuova poltiglia di roba senz'anima mi erano andate veramente fino a terra le balle come il morale. Ci avranno messo pure radio e notizie ansa in aggiunta, ci avranno messo pure tutto l'impegno del mondo per migliorarlo il guscio del Gandhi blog ma pur sempre una gran cagata ne era venuta fuori. Ora a distanza di qualche mese tra le cose che vanno e le cose che ritornano mi era venuto di partorirne un'altro..adottivo stavolta. L'altro l'avevo concepito, diciamo che mi era scappato..questo invece è adottato, cercato e per certi versi quindi più voluto dell'altro. Terapeutica la scrittura per chi vive con l'incazzatura che deve prima o poi comunque morire. E ne son cambiate di cose tra una giornata e l'altra con gli esami bruciati, quelli pigliati a malincuore, l'amore tormentato e quello ritrovato, il ritorno al passato all'oscuro del futuro fino all'arrivo all'ultima avventura del Messaggero.it! E da qui ricomincio, con un occhio davanti e uno all'indietro per guardare il futuro senza dimenticare il passato..Bentornato..me lo dico da solo

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