giovedì 24 luglio 2008

La resa dei conti (Giorno 3)



Ora è tutto chiaro. Sono seduto al tavolo del Sard Rock con Walter e due ragazze. Non perchè siano due ragazze ma perchè sono tra i pochi esseri viventi presenti in questo posto dimenticato da Dio. Ci ha fatto tanta natura, Dio, poi ha detto "Beh ora vedetevela voi". Una è stupida e l'altra invece è troppo stupida. La guardo mentre tra una risata e l'altra gonfia la big babol fino a farla scoppiare riempiendosene la faccia. La big babol diventa enorme prima di scoppiare proprio come le tette che mette in mostra strizzate da un reggiseno troppo piccolo ed evidenziate da una scollatura troppo generosa. Nessuno mostra interesse per quello che dice, al massimo un sorriso ogni tanto per alleviare l'imbarazzo. Qualcuno pensa di portarla in spiaggia. Ma se poi sputa la big buble ed inizia a parlare? Meglio non rischiare. E'più sana l'astinenza. Tra poco arriveranno i nostri, pochi certo ancora, ma arriveranno e ci porteranno in salvo. Walter immagina che mentre fa l'amore con il ragazzo continua a scoppiare big babol. La band suona dal vivo Romeo & Juliet - Dire Straits - 1980. Alle due del mattino arrivano i nostri. L'atmosfera cè in questo posto dimenticato da Dio. E' magica, selvaggia, rilassante, d'altri tempi ma sembra nessuno se nè sia accorto. A volte sento un odore che mi sembra di riconoscere. Vorrei fare una foto alla luna che illumina il mare ma la mia macchina fotografica è miope la notte. Vado a dormire troppo tardi per svegliarmi troppo presto per andare al mare. Cè silenzio. Poche, pochissime anime, bella musica dal vivo ancora, tanti ricordi da riraccontare, profumi forti e natura. Selvaggia come gli odori. Birra, montenegro, panini e racconti ad alleviare la serata. Impossibile non svuotare la testa. Vorrei scrivere, tutta la vita. Anche quando stò in giro ho la tentazione di tornare e scrivere da un pò di tempo. Stò bene, benissimo in questo posto dimenticato da Dio. Mangio cibo favoloso. Ma so che l'inverno è un altra cosa, è lungo, freddo, vuoto. Ci sono le quattro ragazze in topless che la sera vengono al Sard Rock. I ragazzi dicono che in spiaggia sembrano sirene, abbronzate, abbronzatissime. Mostrano seni e culo con disinvoltuta e naturalezza e servono per far sognare un pò la gente che per mesi è rimasta in letargo. A vederle passare non sembrano poi così belle, ma se lo dicono gli altri cè da crederci. Quanti montenegri, birre, sigarette. Si parla spesso di un passato neanche troppo lontano. L'inverno c'erano tanti ragazzi che nel weekend si riunivano in piazza. Tanti, anche in settimana. Tutti con i motorini rombanti giù fino al mare a far due tiri a pallone o baciarsi per ore con la ragazza di turno. L'estate si popolava di turisti. Belle e brutte ragazze. Sempre e comunque interessanti. La spiaggia si riempiva di coppiette vogliose di romanticismo ed intimità. La notte ci si faceva il bagno e si stava in spiaggia a giocare e parlare. Cè tanta voglia di rivivere le stesse cose. di sentirsi un pò più liberi, selvaggi. Non cè niente qui, ma noi che torniamo stiamo bene. Basta una birra, il mare, quattro ragazze in topless e la compagnia di chi ti capisce con uno sguardo.

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martedì 22 luglio 2008

Secondo giorno ( Kikkukikkù)




Alba di mare. Mi sveglio che ancora sento il profumo che mi era sembrato di riconoscere. Il rito della spiaggia con Kikkùkì è uno dei ricordi piacevoli che scaldano l'inverno. Arrivo in ritardo, tramortito dal sonno. "Non ho fatto colazione" lo avviso ma tanto a lui non importa niente, diritti al mare. L'isola è nostra, la spiaggia è nostra, l'acqua è nostra.."Ma dove cazzo vanno i turisti? Ma penseranno tutti veramente di trovare la sardegna nel covo di Briatore?" poi ci sdraiamo al sole. C'è un leggero venticello. Un bagno fugace. Torno ad Arbatax e poi da Arbatax stanco, ho dormito poco e sono solo in casa. Son le nove e mezza e ho fame. Mangio ed esco sul terrazzo. Il geco neanche si accorge del mio ingresso, occupato com'è a divorare quella farfallina ingenua che gli si è posata troppo vicina. Un balzo e puf morta prima ancora di aver capito di esser nata. Neanche un progetto per la farfallina. Niente stress pre o post laurea. Niente stage, barbosi lavori e ferie. Nata e morta in un momento. Giusto un battito di ali. Non nè rimane che una zampa. Mi cantano la ninna nanna pecorelle e grilli. Il Geco ha ancora fame. Io ancora sonno. Ma se io dormo lui mi mangia? Allora filo in camera..buonanotte..

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Lo sbarco




Presto, troppo presto. Alle cinque del mattino la nave è già in porto. Si inizia a respirare. E' buio. Presto, troppo presto arrivo a casa che nessuno aveva lasciato un paio di chiavi per entrare. "Dormo in macchina" decido che Jimmy già sdraia i suoi sedili e io mi accuccio, cullato dal silenzio. Mi sveglio che subito mi pongono un quesito "Ci vai tu al tabacchino fino alla chiusura?". La prendo come un affermazione, forse lo prendo come un consiglio. Me è un buon consiglio, un giusto consiglio. Mangio, finalmente cibo degno di questo nome. Attendo con pazienza che il pastore ordini al gregge di far strada a Jimmy. Respiro polvere stavolta. Il mare è un pò mosso, la spiaggia è enorme, praticamente vuota, si sente solo il dondolare delle onde..e il vento. Philip Morris, Marlboro, gratta e vinci e ricariche, calamite , cartoline, francobolli, racchettoni, preservativi, lotto e portachiavi. La sera senza colossei nè piazze enormi Respiro. Poi con l'Inchnusa in riva al mare a dire sempre le stesse cose, con sempre le stesse persone. Il tempo si è fermato. Il tempo scorre lento. La vita scivola dentro ogni vena, senza fretta. La spiaggia è enorme, vuota e magicamente illuminata dalla luna. "Guarda che tette quella là", "Minchia". C'è uno strano odore che mi sembra di riconoscere. Mi mette sonno..Sogni d'oro.



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sabato 19 luglio 2008

Gudbai Roma


Vado, respiro e torno...

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giovedì 17 luglio 2008

Non cè limite al peggio


Se Berlusconi avvisava i compagni imprenditori "Siete tutti a richio intercettazione", io avvisavo i compagni neuroni che "Siete tutti a rischio estinzione". Un raggio solitario attraversava l'universo intero per infilarsi dispettosamente nell'unica fessura rimasta aperta della tapparella difettosa. Avevo provato a sorridere, accecato, un attimo prima di precipitarmi al bagno per il rito mattutino del Prova a fare centro mentre fai pipì. Camminare scalzo era un piacere. Diventata utile, quando, con una gamba all'insù ed il naso all'ingiù, secondo la scala del colore nero della pianta dei piedi ci si poteva rendere conto del grado di allegra sporcizia presente nel pavimento. Coperto di un solo velo come tarzan avevo affrontato acari e polveri con la sfrontatezza di chi è abituato a domare certe bestie oramai da una vita. Era bastato prendere in mano scopa e paletta per vederli fuggire in gruppo e accumularsi sotto tappeti, diveni e sedie varie. E avevo rimesso a posto le armi. La colazione era quanto di più lassativo potessi conoscere. Tre prugne e una colorata tazza di latte ghiacciato che manco aveva conosciuto l'intestino che già si dirigeva con i compagni di viaggio per quella strada che lo avrebbe portato diritto alle fogne romane. "Vieni con me?" aveva detto il latte a quel seme di prugna che avevo sbadatamente ingoiato. E avevano deciso di andarsene assieme. Avevo dondolato fino allo specchio per rendermi conto di che gente era fatto il mondo. Avevo sospirato sconfortato, poi avevo letto le dichiarazioni del nano: Non si può andare avanti così, tutti voi potreste essere ascoltati in questo momento visto che nessuno è al riparo da una situazione non degna di un paese civile e riguardandomi allo specchio, ora, mi ero reso conto di non essere poi così male.

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domenica 13 luglio 2008

sabato 12 luglio 2008

lunedì 7 luglio 2008

Caldo? Lo studente fuori sede si difende così..


Dormire con la porta finestra aperta è un obbligo più che una necessità. E che entrino pure quei ladruncoli mai in ferie che, con gentilezza e discrezione, hanno portato via al vicino di appartamento pure lo Yogurt scaduto da un giorno. Spuntino di mezzanotte. A lavorare, si sa, si consumano energie.

Lo SFS non ha reggiseni da arrotolare in frigorifero anche se avrebbe lo spazio per infilarci dentro tutta la collezione di Victoria's Secret. Gira per casa in mutande, spesso rimane incollato al divano, se si alza è per strizzarlo un attimo. In casa dello SFS difficilmente entrano donne. Il frigorifero è un enorme spazio vuoto, bianco, profondo, desolato. Lontano, in alto a destra, la scatola di tonno si felicita con le altre due per il fresco raggiunto. Stava da giorni nello scomparto del discount, tra mille tonni all’olio di semi piccante, nella situazione imbarazzante di chi viene indicato da un cartellino rosso che dice “Prezzo più basso”. E tu già sai che tradotto significa “Tonno di merda”. Ma ti si illuminano gli occhi e lo prendi, commosso dallo Zero prima della virgola.

Lo studente fuori sede non ha condizionatore in casa, si rinfresca al banco frigo mentre compra le mozzarelle e i wurstel tedeschi. Non compra pesce fresco, lo compra congelato, ma il caldo estivo in questo caso c'entra poco. Non si rinfresca con la grattachecca perché consegna 3 euro e gli danno indietro un pezzo di ghiaccio grattugiato. Dopo due minuti il ghiaccio si è sciolto, i 3 euro no. Se lo fa si mette in fila, lo SfS. Ha un computer enorme che a volte utilizza per scrivere, quando è caldo per cucinare.

Lo SfS non accende più la tv, la tv scalda e dentro vi alloggia una stronza che da mesi prova a diventare VJ nonostante il ciclo, nonostante la ruota, nonostante le bestemmie. Lo SfS è fortunato perché ha il tempo di scrivere tutte le fuffe che ha appena scritto, ossessionato dal caldo, in una serata con tanti dubbi e nessuna certezza. Poi torna a studiare.

Luca Schirru per il Messaggero

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giovedì 3 luglio 2008

Gandhi Superstar


Ecco. Alle 23.55 era arrivata la notte o era ancora sera? Niente aveva più un senso con l'acustica di una stronza che da mesi provava a diventare VJ nonostante il ciclo, nonostante la ruota, nonostante le mie bestemmie. Mi era venuta la tentazione di inscatolarlo e rimandarlo da dov'era venuto quel cubo vuoto che accendevo e mi confondeva le idee. Conteneva più merda lui che un ovile in terra sarda. Ecco. Ecco mi ero ripetuto illuminato, scoprendo a cosa servivano i dvd. I dvd si scelgono, si comprano se li si desidera, si possono affittare, si possono mandare avanti, si possono rimettere nella confezione, si possono addirittura mettere in una confezione diversa. Noi esseri umani riusciti male mica possiamo cambiare confezione, quella che ci danno ci teniamo. Ecco perchè sono meglio i dvd. Alvin superstar aveva evidenziato tutti i limiti di un 27enne allo sbando totale. Non avevo mai desiderato una donna quanto invece avevo desiderato tre Chipmunks. Non era il fatto di non voler crescere, era che crescere era tremendamente insignificante. I sogni diventavano obiettivi, i desideri speranze, nell'acqua ci si affogava invece di sguazzarci dentro. Allora mi trovavo a chiacchierar con me stesso, essere intollerante e rispondermi male. Non si poteva cambiare quello che qualcun'altro aveva deciso. E poi neanche io lo volevo, cambiare. Volevo risedermi e riguardare Alvin, fanculo al resto, per questa sera, il resto non aveva senso. E mi era sembrato bellissimo.

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mercoledì 2 luglio 2008

Coglioneria applicata


Qualcuno la chiamava Sfiga. Se infilavi la spina dell'hard disk nella presa e si bruciava tutto eri sfigato; eri sfigato se arrivando al mare col tuo macinino ti accorgevi di non avere più benzina per tornare indietro; si parlava di sfiga se passavi la serata a provarci ossessivamente con tutte la ragazze della discoteca e nessuna ricambiava; non eri certo meglio se ci provavi con una sola anche, lei ricambiava, ma sotto sotto poi scoprivi che c'era il serpente. Svegliatomi dall'incubo, mi ero accorto d'improvviso non trattarsi di sfiga ma di coglioneria. Da buon coglione avevo alzato i tacchi e ondeggiato come una modella fino a un certo punto, quando, d'improvviso era iniziata la salita. Giù il bastone mi ero ripetuto mentre per primo avevo cominciato a bastonare. E allora giù filosofia a fiumi in una lotta infinita per la scarcerazione di me stesso. Neanche Costanzo mi avrebbe ingaggiato tra uno dei suoi mille esperti di banalitologia applicata al palcoscenico. Si trattava di metterle in pratica certe cose e possibilmente sculettare in silenzio, piano piano, senza far pesare nulla a discapito di nulla. Con le parole si poteva conquistare il mondo si, ma quelo dei sogni. Per tutto il resto c'era bisogno di consumare le scarpe, nuove o vecchie, a suon di chilometri e incoraggiamenti. C'era da affrontare la salita anche a piedi nudi, se necessario strisciando, possibilmente cercando il lato positivo, senza piangersi addosso che per piangere c'era comunque sempre tempo. Non mi era scesa nemmeno una lacrima. Avevo sorriso e mi ero mandato a cagare. Di quanto sterco di bruco si era riempito il mio cervello. Immerso nella nebbia avevo deciso di ricominciare, stavolta sul serio, prendendomi a schiaffi ogni qualvolta avessi peccato di presunzione. La mattina, svegliandomi con la faccia gonfia, non mi sarei sentito uno sfigato, ma un testardissimo gran coglione.

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