venerdì 24 luglio 2009

Buon risveglio Mezza Penna


La luce del sole penetra prepotentemente tra le tende bianche della roulotte. Esco fuori scalzo, mi piace la terra sotto i piedi. Bagno le mani e la faccia, faccio pipì all’aperto, un leggero venticello scuote le foglie del fico che sto innaffiando. Torno sui miei passi.

Apre un occhio un istante, la pupilla perlustra a piccoli balzi l’area che si trova di fronte, poi si chiude all’improvviso. L’occhio si riapre, un altro giro di perlustrazione per chiudersi nuovamente. Mezza Penna ha sonno. Le labbra chiuse, le palpebre rilassate, l’espressione incantevole del suo viso rilassato, la pelle tesa, liscia, il lenzuolo che la copre fino alle natiche. Le porto indietro con la mano il ciuffo che immediatamente ritorna davanti al suo occhio destro.

- La nostra prima notte – ha aperto gli occhi, mi ha sorriso, si è messa in piedi sul letto e con un balzo e finita tra le mie braccia, ha avvinghiato le gambe intorno alla mia vita e mi ha guardato fisso negli occhi – andiamo? Erano ore che aspettavo di svegliarmi per iniziare la nostra prima mattina da fidanzati, mi sono addormentata subito perché la mattina arrivasse prima. Così è successo. Eppure, se proprio la vuoi la verità, se proprio devo dirla tutta queste ore di attesa mi sono parse comunque infinite –

Rido divertito dalla sua energia. Un minuto prima giaceva come morta sul letto della nostra roulotte, ora sembra abbia le pile cariche come le avessero appena staccata dal caricatore.

- Quello che scrivi nel tuo blog, insomma ieri notte mentre t’immergevi nel Mediterraneo sono rimasta a parlare intorno al fuoco con gli altri e qualcuno ha detto che il tuo blog, quello che c’è scritto qualcuno diceva che è un po’ perverso, che scrivi di persone che fanno l’amore, che si baciano, di tette e culi, starò mica sposando un maniaco sessuale? – mi sorride e mi mostra una tetta – Non lo trovi sconvolgente? Ci conosciamo da poche ore e ti ho già fatto vedere una tetta, se quelle persone lo sapessero, se solo sapessero – si interrompe per respirare – se solo sapessero che il blogghista maniaco condividerà le sue giornate con una poco di buono come me. Nascondiamoci amore, scappiamo prima che ci scoprano – ride, si spoglia della fascia che tiene sempre intorno al polso, prende la pompa e con l’acqua ghiacciata che disseta zucchine, piselli, lattuga, patate e fagioli, rinfresca il suo corpo accaldato dal sole appena sorto.

Mezza Penna è la persona che mi sembra di conoscere meglio da qualche giorno a questa parte. Nessun imbarazzo, nessun problema di comunicazione, nessuna domanda superflua, stiamo insieme perché è normale che sia così. Quando accadono queste cose non ti chiedi mai il perché. Capita a volte di incontrare persone e di condividerci le stesse situazioni e di sentire comunque il distacco, una distanza infinita.
Ci sono coppie di persone belle, le belle stanno con i belli, ci sono coppie di intellettuali, le intellettuali stanno con gli intellettuali, ci sono coppie di colleghi, a volte i colleghi stanno anche con le colleghe, ci sono coppie di gente che non ha un cazzo da dirsi. Io e Mezza Penna viviamo una cosa diversa, che capita a tutti, ma poche volte nella vita, parte del sole che sorge al mattino, stiamo insieme per lo stesso motivo per cui la luna la sera ci tiene compagnia, per lo stesso motivo per cui la terra gira intorno a se stessa, per lo stesso motivo per cui la mattina apriamo gli occhi: perchè deve essere così. Ci respiriamo.

Quando questo non accade, le persone tendono a farsi venire dei dubbi, a porsi delle domande, sono scontente del loro rapporto di coppia. Credo.
Per innamorarsi, è necessario che la persona che si ha di fronte ti sappia tenere testa

Si infila il costume, corre come impazzita verso i piselli, ne sbuccia alcuni e li mangia crudi – Aahh, da me la mattina trovo i biscotti del mulino bianco, i plumcake, i cereali, mai i piselli – dice rannicchiata sulle ginocchia, poi si alza sulle punte e cerca di raggiungere un fico maturo – Che fai? Mi guardi? Pensi che non lo posso prendere, pensi che debba chiedere il tuo aiuto per mangiare quel fico troppo alto – Torna indietro, prende la rincorda, poggia un piede sul tronco della pianta e raggiunge il fico, siede sulla terra umida, incrocia le gambe – Me lo gusto e andiamo -

Rido, ho l'impressione che il fico, da un momento all'altro, se la possa mangiare in un solo boccone

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mercoledì 22 luglio 2009

Mezza Penna


Da lontano sembrava alta quanto un pugno, da vicino non cambiava poi tanto

Non che io fossi un gigante. Una ragazza, quando stavo con lei, mi diceva sempre che se fossi stato più alto si sarebbe sentita più protetta. Io mi chiedevo sempre – Protetta da cosa? – non avevo nessuna intenzione di fare la guerra con nessuno

Si era avvicinata, aveva soffiato sul ciuffo che le copriva l’occhio destro che in un attimo era tornato lì dove voleva stare

- Ecco. Finalmente ci conosciamo – e aveva soffiato sul ciuffo scuro che subito era tornato al suo posto – Io sono Mezza Penna, tu lo so chi sei, inutile che ti presenti, sono mesi che ti conosco –

Sorrideva a tratti, poi si faceva seria, era certamente buffa, mi piaceva e sentivo che il cuore me ne dava conferma

- Non pensi che dovremmo fare una passeggiata prima di fare l’amore? Chiacchierare, raccontarci qualcosa, tenerci la mano. E’ così che iniziano i rapporti no? Quelli seri intendo. Prima ci si scambia qualche parola, poi ci si bacia, tu mi spogli, facciamo l’amore e stiamo insieme tutta la vita. O avevi altri progetti? Avevi già progetti per il futuro?

Mi veniva da ridere, lei aveva soffiato sul ciuffo che era come sempre precipitato nuovamente davanti al suo occhio destro

- Perché non li leghi? –
- Perché dovrei? Io ti ho per caso detto di camminare più piano o più veloce o di sculettare o di assumere un’aria da macho? –

Avevo riso ancora. I pantaloncini corti, la canottiera nera e una collana a scivolare in mezzo al seno. I capelli lunghi e neri, il naso alla francese, le guance rossastre e il ciuffo davanti all’occhio destro. Mi sembrava bellissima. Minuta certo, ma avevo sempre avuto un debole per le miniature di donna.

- No, non ho nessun’altro progetto per il futuro –

Avevamo passeggiato sotto gli alberi della pineta e lei mi aveva raccontato di se guardandomi a momenti con gli occhi tondi e grandi e vispi, poi mi aveva teso la mano – Questa ora possiamo darcela – e aveva continuato a parlare – la mano se la possono dare anche due amici, noi che abbiamo deciso di passare la vita insieme quindi..-

Non l’avevo mai vista prima e mi sembrava di conoscerla da anni, come un’altra volta, avevo lasciato che quelle sensazioni si impossessassero di me e mi ero lasciato andare

- Forza, prendiamo la tua macchina, voglio fare l’amore in un posto diverso da dove abbiamo passeggiato. Così avremo due paesaggi di cui parlare nei nostri ricordi, due luoghi importanti, uno prima, l’altro dopo aver fatto l’amore –

Decideva tutto lei, era così buffa, sicura di se, divertente, divertita dalla vita, così, come l’avevo sognata. Mezza Penna si faceva chiamare. Aveva soffiato sul ciuffo che era precipitato ancora sopra l'occhio destro, aveva tolto la canottiera - Che aspetti? -

Era così, come l'avevo sognata..

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venerdì 17 luglio 2009

Che poi se non ci avessero lasciato..





Che poi è quasi mezzanotte, quando arriviamo è quasi mezzanotte e la cameriera gentilmente ci dice – Oh però ordinate subito che in cucina stavano già bestemmiando quando vi hanno visti arrivare – e allora quando ci porta quei maledetti spaghetti calorici penso che tra le cozze e le arselle il cuoco un ricordino me lo abbia lasciato, nel sughetto forse, un ricordino sicuramente me lo avrà lasciato lui e il suo poco entusiasmo di vederci arrivare a mezzanotte.

Lauren Hill ci canta Bob Marley e mi sembra bellissima, lì a ridosso della spiaggia, proiettata vicino al mare con quella voce, con quegli occhi, con quella canzone.

Che poi lui mi dice che anche se ha diciassette anni lei, quella che seduta guarda la gente che danza e che canta e il musicista e i suoi balli sardo-caraibici e le coppie che dopo trent’anni di matrimonio si guardano fisse negli occhi mentre ballano, lui mi dice che anche se ha diciassette anni glielo deve far capire che quando cresce, quando compie diciannove anni deve essere sua, deve avere occhi solo per lui, anche se ancora ne ignora l’esistenza, non lo sa chi è, non so neanche se lo vuole sapere.

Lauren Hill con questo sguardo malizioso che mi guarda dal proiettore mentre mi canta Bob Marley e quasi mi fa impazzire, quasi. Resisto ancora.

Che poi alle quattro e mezza, in questo chiosco, quando tutti stanno andando via arriva Mango che dice che aveva caldo a casa allora si è vestito ed è uscito, arriva e con lui altra roba da bere che io non riesco a svuotare un bicchiere che me ne mettono un altro e poi la pasta, le patatine, il fritto misto e io non lo capisco bene qual è la dieta che dico a tutti che sto facendo. Che base ha la mia dieta io mica lo capisco.

Io in campeggio, mi dice uno, non lo capisco questa tedesche bellissime com’è che i genitori alle otto del mattino le fanno venire da me a fare colazione in perizoma, che poi le guardo io, le guardo e mi sento in imbarazzo perché lo so che sono dieci anni più grande di loro o comunque loro dieci anni più piccole di me. Che poi quando crescono le tedesche, quando crescono, tra qualche anno, dopo i ventitré anni iniziano a sformarsi, a cambiare come se fossero di Pongo.

Che poi alle cinque e mezza quando ci lasciano il chiosco e se ne vanno e ci dicono di restare pure, che non possiamo ordinare ma possiamo stare e sentiamo solo il mare e nient’altro e mi raccontano lui e Mango delle storie di Alti Ufficiali e Generali che andavano a rubare Cervi di notte al ristorante io penso, per un attimo penso che se non ci avessero lasciato qui le nostre donne, se non fossero andate via e ci avessero lasciati soli, mai avremmo potuto assaporare il gusto forte in bocca della libertà.

Che poi penso che quella che è passata al lavoro, quella tipa che guardava, che zoccoleggiava mentre il ragazzo le dava le spalle per comprare un pacchetto di Marlboro Rosse pacchetto duro, quella tipa che zoccoleggiava e che mi guardava come per dirmi - Tu lo sai no, già lo sai che io sotto questa maglietta, che una volta me lo avevi pure detto, lo sai no che sono fatta in un modo che ti piacerebbe e una volta mi avevi fermato in mezzo alla strada per dirmelo - e me lo diceva in silenzio, con lo sguardo, con il ragazzo di spalle e mi aveva fatto pensare a una cosa e allora avevo sentito forte in bocca il gusto della libertà.

Che poi cosa zoccoleggi con lui a mezzo metro non ho capito

Vomito prima di tornare a casa, vomito in pineta. Mio padre mi chiede come mai mi sono alzato così presto, vado a dormire.

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lunedì 13 luglio 2009

Mmm Cherì






Ci fermiamo in spiaggia, in questo lido che puzza di creme abbronzanti e sembra una delle spiagge di quelle riviere del Nord che sempre abbiamo odiato quando stavamo nella penisola. Uomini neri come africani e lucidi come pentole appena comperate e donne nude fino al possibile, con fili di plastica che spariscono chissà dove e musica da discoteca e acqua ghiacciata in questo angolo di terra. Mmm c’est pas possible mon Amour

Boschi di ginepri e massi e terre umide di pioggia e asfalto fuso e cinghiali e capre e agnelli abbiamo incrociato con la nostra Jimmy e droghe e alcol e medicine a cazzo di cane con in testa l’ex fidanzata ora sempre fidanzata, solo con un altro, solo questa è la differenza.

Se solo riuscissi a resistere quando mi passa davanti con quel costumino bagnato, se solo smettesse di sorridermi, di guardarmi in quel modo, di tenere due dita sotto il laccio del bikini mentre mi parla mmmmMon Cherì

Acqua gelida e trasparente come il suo costume, torniamo indietro dalla nostra passeggiata.

Io mi ricordo che certi giorni, quando la guardavo e sapevo che non sarei mai diventato un uomo, quando la guardavo e sapevo che una donna ad un certo punto lo vuole un uomo, vuole che quello che ha accanto possa sembrare un cucciolo di uomo diventato adulto, che dia l’impressione di saper cacciare, di sapersi difendere da solo, io mi ricordo che in quei giorni lo sapevo che non avremmo diviso la noia di un rapporto duraturo insieme.

Sarà l’estate, il mare, sarà la musica stanotte ma non riesco a togliere lo sguardo dal suo viso e dal suo culo, secondo che lato mi offre.

Ah lo so che non sono un uomo, che non lo diventerò mai, che quando racconto dei miei 28 anni mi guardano strano. Ah no che non sono in grado di affrontare la serietà di certi argomenti, ah lo so che non ho una fidanzata, un lavoro come si deve, una casa come il tuo lui, che non le so risolvere certe questioni, sembrare adulto vicino al tuo giovane anziano. Maledetta maturità che non arriva, quando imparerò a incazzarmi per il lavoro, per lo sportello dell’automobile graffiato, quando inizierò a vestirmi Just Cammelli, frequentare le Maldive, certi locali di certi posti. Quando imparerò a parlare di argomenti che ho letto cinque minuti prima per mostrare agli altri la mia immensa cultura. Mmm

Io la guardo e lei mi guarda ed io la guardo.
Lei mi guarda ed io la guardo e lei mi guarda poi schiude le labbra dolcemente
– Tu menerve –
Che poi è la stessa cosa che potevo dirle io, se solo non m’avesse anticipato. Ridiamo, io la guardo, lei si avvicina

– Oh c’est possible? Lucà? –
- Oh me oui je suis Lucà – ride

Che poi lui, il suo compagno dico, il ladro del suo cuore poi, neanche mi sembra così contento di vedermi. Allunga la mano, la stringe forte, ma così forte che quando la molla la scuoto un paio di volte per riattivare la circolazione. Io lo guardo e lui mi guarda ma non abbiamo un cazzo da dirci, allora gli sorrido dolcemente e lui la prende come una provocazione. Sgancia un destro mi butta a terra poi s’allontana. Sento il sangue sul labbro, sento caldo il sangue bagnarmi la lingua. Io la guardo, si allontana con lui, andando via mi offre la sua parte migliore, si gira e mi sorride Mmm Cherì j’ador..

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sabato 4 luglio 2009

Ciao


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mercoledì 1 luglio 2009

Sto bene, grazie

Mi lascio andare alla barba che non mi faccio, questa sera, in attesa che uno dei suoi due piccoli piedi varchi la soglia della mia casa spartana.

Dovrei baciarla, invece aspetto un attimo perché niente sia banale o scontato. Ho già deciso di baciarla ma devo fare in modo che non lo capisca. Mi agito, passeggio avanti e indietro mentre le parlo, sembro preoccupato, agitato, scosso, confuso. Quello sempre. Problemi forse. Mica il suo culo, altre cose nella testa, altre. Volgare.

“Ci pensi ancora a lei?”
“A volte, capita”
“Che significa, io ti ho fatto una domanda precisa, quello che mi interessava sapere è come la pensi, in che termini, stai male quando la pensi?”
“A volte, capita”
“E quando stai male ci sono dei motivi particolari per cui stai male”
“ No, forse, credo ci sia più di un motivo”
“Vorresti vederla?”
“Un giorno forse”
“Vedi lo sapevo, si capisce che la ami ancora, che non ne sei uscito, vive nei tuoi ricordi, nei tuoi pensieri, è sempre lì”
“Ci conosciamo da ieri io e te”
“E allora?”
“Tra due ore sarò stanco di questo interrogatorio, preferisco essere condannato e scontare la mia pena subito, mi costituisco”
“Non si può mai parlare seriamente”
“Ci conosciamo da meno di 24 ore”
“E in queste 24 ore non abbiamo mai affrontato un discorso serio”

Mi condanno per non averla baciata subito, per non averci fatto l’amore per poi dirle sconsolato “Domani mi alzo presto, sai il lavoro, sai gli impegni, sai le interviste, devo portare il cane a fare la pipì, mia nonna è sonnambula ogni mattina alle 4 devo alzarmi per recuperarla dalla strada”

Merito queste domande a cui non so cosa rispondere, le persone hanno bisogno di certezze. Non mi voglio fidanzare, grazie, non voglio alzarmi e chiedermi dove sei né voglio che tu ti chieda dove sono io. Non voglio sapere chi è quel collega che ti tampina di messaggi, non voglio essere obbligato a visitare tutti i negozi di scarpe del centro e fare su è giù con la testa mentre mi chiedi “Ti piacciono?” quel paio che non ti farei mettere neanche stessi recitando in una storia scritta da Moccia.

Non voglio essere costretto a vedere i Cesaroni a letto, né Uno né Due Posti al Sole, non mi interessa se il capo si scopa la collega, non voglio che l’Ikea sia l’unica meta delle nostre passeggiate domenicali, lo so che il tuo ex ha voglia di incontrarti e che tuo zio tiene tanto che Natale io lo passi con la vostra famiglia.

Mi dispiace un sacco se la tua amica ti ha detto che con quel vestito non stavi poi così bene. Chi è che ti fa più complimenti di me? Lo so che non ti capisco abbastanza, so che se ci lasciamo la colpa e di entrambi non ti preoccupare. Lo so che con il mio stipendio possiamo campare al massimo due ore, che in un aperitivo ho finito tutti i miei risparmi, so che dovrei rifare il letto prima di uscire.

Non lo so che intenzioni ho, lo so che dopo un tot di anni bisogna sposarsi, so che lo dice sempre tua madre. Mi sono accorto che hai tagliato i capelli, solo non ho fatto in tempo a dirtelo. Si da qualche tempo ci sono più silenzi tra noi, ci sarebbero se solo stessi zitta. Se mi tradisci è perché ti ho trascurato non perché sei zoccola lo so, se tu mi lasci poi non torni indietro. Non lo so che intenzioni ho.

“Sto bene, grazie”

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