Inserisco il link a questo post per dar spazio alla nuova avventura, quella Radiofonico Casalinga che abbiamo intrapreso io e l'amico Sberla...
cliccateci sopra..
http://lucaschirru.com/index.php/2009/10/cose-radio-gandhianzi-radiosveglia/
venerdì 2 ottobre 2009
RadioGandhi
Pubblicato da Gandhi alle 01:37 4 commenti
mercoledì 30 settembre 2009
Grazie
Volevo ringraziare chi, testardo, continua a visitare il vecchio gandhinews. Sto pensando di riaprirlo in una salsa differente, ora ci penso bene un attimo, mi dispiace abbandonarlo completamente. Vi ricordo ancora che il nuovo sito è www.lucaschirru.com dove troverete i nuovi racconti e a breve anche i PodCast scaricabili delle trasmissioni radiofoniche che stiamo preparando con gli amici..
Fatevi vivi..
Luca
Pubblicato da Gandhi alle 12:29 0 commenti
giovedì 27 agosto 2009
Heaven out of hell (Ciao Gandhinews)
Secondo me dovrebbero rassicurarmi sulla reincarnazione
Le notti insonni e i risvegli agitati, il corpo che non trova pace sul materasso prima di dormire, secondo me se qualcuno mi rassicurasse sulla reincarnazione...
Il dolore sveglia i sensi
Non sarà l’ultimo grido tifare per il sole che tenta l’alba ostacolato dalle nuvole alle sei e mezza del mattino ma non ho mai detto di seguire le mode, e comunque avevamo appuntamento
Scambio camicie usate con Angelo, compro magliette indossate da Cadau, calzo scarpe che mi tengono caldi i piedi, non ho mai detto di seguire le mode
Certe persone vogliono farti credere che le favole non esistono, se loro non ci credono non significa che non esistono
Al mattino, molto presto, ho pensato che ogni vita dovrebbe avere una missione, ogni giorno dovrebbe avere una missione
Ho provato a pensare a dei progetti, a qualcosa che potesse farmi sentire realizzato, mi piace quando sorridono le persone, quando sono se stesse e non si sforzano di essere ciò che non sono
Ho deciso che nella vita voglio camminare, che se qualcuno non capisce non significa che sto sbagliando, forse non riesce a guardare la cosa dal mio punto di vista, non per forza sto sbagliando..
Ho deciso che se sbaglio e lo faccio in buona fede mi posso perdonare, in buona fede però devo sbagliare per perdonarmi, niente trucchi e niente inganni, in buona fede posso riderci sopra, ridere di me stesso
Ho deciso che posso crescere, ma le condizioni le detto io, nessuno pensi di decidere come devo crescere
Mi dispiace per alcune persone perse durante il cammino. Ci tenevo a certe persone perdute durante il cammino. Non posso tornare a prendere certe persone perdute per la via, non si sono perdute, hanno volutamente cambiato direzione, era comunque bello chiacchierare con loro certe sere
http://www.lucaschirru.com/ gandhinews.blogspot.com finisce qui, ci spostiamo su un'altra pagina http://www.lucaschirru.com/
Leggi il resto!Pubblicato da Gandhi alle 23:38 1 commenti
Etichette: Gandhi
sabato 15 agosto 2009
Ferracosa?
Sono sette anni che non la vedo e non mi parla e ci sbatto sopra in un posto che nelle sere in cui immaginavo il nostro futuro incontro neanche esisteva ancora
Allora per forza di cose che l’incontro immaginario era sbagliato. Colto in fallo, me la prendo con il mio quinto senso e mezzo, vado via e provo a rincontrarla in modo più consono a come lo avevo immaginato,
Niente, sempre lo stesso effetto, lo stesso non effetto
A lui neanche devo stare così simpatico. Un messaggio, mi dice di un messaggio di sette anni prima che mica lo aveva gradito, volevo fare l’amore con lei e sposarla, sogni di un ventenne ubriaco non corrisposti dal ragazzo della ventenne a cui li aveva confidati
Capisco che certi incontri troppo pensati quando si scontrano con la realtà sono molto meno affascinanti, provo a farmene una ragione
Non è altro che una gnometta con il gusto per le cose semplici, sempre meglio della gargamella con l’hobby di amplificare problemi inesistenti, penso, ma poi alla fine, come al solito giustificherò l’ingiustificabile?
Penso al prossimo incontro riservato dal destino e mi ritrovo deluso prima ancora di trovar mici all’interno
Un locale, un tavolino, lei con il suo lui, sguardi che si incontrano e indifferenza assoluta, niente di niente, apatia, io non invidio lui, lei non invidia me né la mia vita, nè ricordi né rimpianti, tutto troppo breve, tutto troppo veloce, la moda è vivere l’attimo fine a se stesso
Meno male che Angioletta mi ha fatto Giovanni
Allora quando passa lei e mi porta via ci vado senza batter ciglio, sette anni ad aspettare poi mi dimentico anche di salutarla quell’altra, o forse mi sto solo adattando alla moda
Biologicamente non ho più di ventitré anni, quando me lo dicono ringrazio Dio, Mezza Penna altrimenti mai l’avrei potuta conoscere, sono l’unico al mondo ad essersi creato la sua gnoma a proprio piacimento
Un genio
O forse c’è che non mi voglio adattare a certe mode
Pubblicato da Gandhi alle 15:11 2 commenti
Etichette: Gandhi
lunedì 3 agosto 2009
Domenica
- Sono la prima di cui ti sei innamorato? –
Zeo entra in roulotte senza bussare, siede sul letto di fronte, fa un tiro di Benson blu e dice la sua
- Bah zoccole –
- Sempre fine tu –
- Come la vogliamo chiamare quella che.. –
- Non la vogliamo chiamare –
- Ecco appunto, si innamora sempre di gente inutile vedi? -
- Io non sono inutile – dice Mezza Penna seria
- Le altre dicevo – precisa Zeo – le altre stavo dicendo – e continua a fumare, poi esce e si sdraia al sole
Penna non si dimentica mai delle domande che fa, mai finchè non ha ottenuto una risposta – Mica mi ha soddisfatto Zeo, io ho chiesto a te, sono la prima di cui ti sei innamorato? –
Entra Giovanni schivando l’ultimo sasso che gli ha lanciato Zeo dalla sua sdraio – Si, si è innamorato, te lo dico io se lo vuoi sapere puoi chiedere a me, mi sono appena nominato suo segretario, stava insieme alle ragazze degli amici, poi alle parenti, poi ad altre, non lo so, devo consutare il mio archivio, ora non mi ricordo –
- Io ho chiesto se era innamorato, non con chi stava –
- E io ho risposto con chi stava e non se era innamorato, da questo momento sono il suo avvocato con mansioni di segretariato, qualsiasi cosa puoi rivolgerti a me, la parcella ti arriverà direttamente a casa – si specchia, tira il ciuffo da un parte ed esce dicendo che sta andando a conquistare il mondo
Mezza Penna non dimentica mai le domande, mai fino a quando non ha ottenuto una risposta che ritiene esaustiva, soffia sul ciuffo che le ricade immediatamente davanti all’occhio grande e vispo come quello di una bambina – Allora? Mi vuoi rispondere o no? Ti sembra una domanda inutile? Lo sarebbe stata se t’avessi chiesto se sono io quella che ami di più, ma non te l’ho chiesto, lo so già, si vede, pendi dalle mie labbra, mi rispondi? Allora? Se non mi rispondi esco fuori nuda, hai paura? Sto perdendo la pazienza – mi sorride ed esce
- Zeoo? Le vuoi vedere la tetta più bella di tutta la costa? –
Dovrai aspettare il prossimo ricatto allora Zeo, mi dispiace, sento che il tuo amico sta cedendo, sento che il tuo amico presto sarà pronto a parlare – torna dentro e mi guarda come in attesa. Finisco di mangiare il fico che ho raccolto stamattina poi esco fuori e lei mi segue, so che non mollerà, so che non mollerà fino a quando non le dirò la verità, che la stavo aspettando, stagioni intere ad aspettare di incontrare Mezza Penna, una vita ad aspettare Mezza Penna per partire questo settembre, andare via e vedere cosa succede
- Ma la signora che passava le sere con il pupazzo con il tuo viso e uno spillo a fare riti voodoo l’hai più sentita? No perché se la senti dille che deve avere sbagliato pupazzo, tutte a me le sfighe quest’estate, è la terza volta che buco porca puttana, la terza volta – dice Zeo
- La terza volta? Io ho un collega che ha furia di bucare lo volevano portare in comunità. Ti lamenti sempre, andiamo a pescare? Lascia la gazzetta e vieni con me a pescare ti prego, smetti di bucare, vieni a pescare con me –
- Stai rischiando Giovà–
Zeo si alza e lo insegue, si buttano a terra, si azzuffano poi li vedo allontanarsi verso la spiaggia. Mezza Penna si è addormentata sotto l’ulivo, la lascio dormire e vado verso di loro.
Pubblicato da Gandhi alle 16:09 2 commenti
venerdì 24 luglio 2009
Buon risveglio Mezza Penna
Apre un occhio un istante, la pupilla perlustra a piccoli balzi l’area che si trova di fronte, poi si chiude all’improvviso. L’occhio si riapre, un altro giro di perlustrazione per chiudersi nuovamente. Mezza Penna ha sonno. Le labbra chiuse, le palpebre rilassate, l’espressione incantevole del suo viso rilassato, la pelle tesa, liscia, il lenzuolo che la copre fino alle natiche. Le porto indietro con la mano il ciuffo che immediatamente ritorna davanti al suo occhio destro.
- La nostra prima notte – ha aperto gli occhi, mi ha sorriso, si è messa in piedi sul letto e con un balzo e finita tra le mie braccia, ha avvinghiato le gambe intorno alla mia vita e mi ha guardato fisso negli occhi – andiamo? Erano ore che aspettavo di svegliarmi per iniziare la nostra prima mattina da fidanzati, mi sono addormentata subito perché la mattina arrivasse prima. Così è successo. Eppure, se proprio la vuoi la verità, se proprio devo dirla tutta queste ore di attesa mi sono parse comunque infinite –
Rido divertito dalla sua energia. Un minuto prima giaceva come morta sul letto della nostra roulotte, ora sembra abbia le pile cariche come le avessero appena staccata dal caricatore.
- Quello che scrivi nel tuo blog, insomma ieri notte mentre t’immergevi nel Mediterraneo sono rimasta a parlare intorno al fuoco con gli altri e qualcuno ha detto che il tuo blog, quello che c’è scritto qualcuno diceva che è un po’ perverso, che scrivi di persone che fanno l’amore, che si baciano, di tette e culi, starò mica sposando un maniaco sessuale? – mi sorride e mi mostra una tetta – Non lo trovi sconvolgente? Ci conosciamo da poche ore e ti ho già fatto vedere una tetta, se quelle persone lo sapessero, se solo sapessero – si interrompe per respirare – se solo sapessero che il blogghista maniaco condividerà le sue giornate con una poco di buono come me. Nascondiamoci amore, scappiamo prima che ci scoprano – ride, si spoglia della fascia che tiene sempre intorno al polso, prende la pompa e con l’acqua ghiacciata che disseta zucchine, piselli, lattuga, patate e fagioli, rinfresca il suo corpo accaldato dal sole appena sorto.
Mezza Penna è la persona che mi sembra di conoscere meglio da qualche giorno a questa parte. Nessun imbarazzo, nessun problema di comunicazione, nessuna domanda superflua, stiamo insieme perché è normale che sia così. Quando accadono queste cose non ti chiedi mai il perché. Capita a volte di incontrare persone e di condividerci le stesse situazioni e di sentire comunque il distacco, una distanza infinita.
Quando questo non accade, le persone tendono a farsi venire dei dubbi, a porsi delle domande, sono scontente del loro rapporto di coppia. Credo.
Si infila il costume, corre come impazzita verso i piselli, ne sbuccia alcuni e li mangia crudi – Aahh, da me la mattina trovo i biscotti del mulino bianco, i plumcake, i cereali, mai i piselli – dice rannicchiata sulle ginocchia, poi si alza sulle punte e cerca di raggiungere un fico maturo – Che fai? Mi guardi? Pensi che non lo posso prendere, pensi che debba chiedere il tuo aiuto per mangiare quel fico troppo alto – Torna indietro, prende la rincorda, poggia un piede sul tronco della pianta e raggiunge il fico, siede sulla terra umida, incrocia le gambe – Me lo gusto e andiamo -
Rido, ho l'impressione che il fico, da un momento all'altro, se la possa mangiare in un solo boccone
Pubblicato da Gandhi alle 14:58 2 commenti
Etichette: Gandhi
mercoledì 22 luglio 2009
Mezza Penna
Non che io fossi un gigante. Una ragazza, quando stavo con lei, mi diceva sempre che se fossi stato più alto si sarebbe sentita più protetta. Io mi chiedevo sempre – Protetta da cosa? – non avevo nessuna intenzione di fare la guerra con nessuno
Si era avvicinata, aveva soffiato sul ciuffo che le copriva l’occhio destro che in un attimo era tornato lì dove voleva stare
- Ecco. Finalmente ci conosciamo – e aveva soffiato sul ciuffo scuro che subito era tornato al suo posto – Io sono Mezza Penna, tu lo so chi sei, inutile che ti presenti, sono mesi che ti conosco –
Sorrideva a tratti, poi si faceva seria, era certamente buffa, mi piaceva e sentivo che il cuore me ne dava conferma
- Non pensi che dovremmo fare una passeggiata prima di fare l’amore? Chiacchierare, raccontarci qualcosa, tenerci la mano. E’ così che iniziano i rapporti no? Quelli seri intendo. Prima ci si scambia qualche parola, poi ci si bacia, tu mi spogli, facciamo l’amore e stiamo insieme tutta la vita. O avevi altri progetti? Avevi già progetti per il futuro?
Mi veniva da ridere, lei aveva soffiato sul ciuffo che era come sempre precipitato nuovamente davanti al suo occhio destro
- Perché non li leghi? –
- Perché dovrei? Io ti ho per caso detto di camminare più piano o più veloce o di sculettare o di assumere un’aria da macho? –
Avevo riso ancora. I pantaloncini corti, la canottiera nera e una collana a scivolare in mezzo al seno. I capelli lunghi e neri, il naso alla francese, le guance rossastre e il ciuffo davanti all’occhio destro. Mi sembrava bellissima. Minuta certo, ma avevo sempre avuto un debole per le miniature di donna.
- No, non ho nessun’altro progetto per il futuro –
Avevamo passeggiato sotto gli alberi della pineta e lei mi aveva raccontato di se guardandomi a momenti con gli occhi tondi e grandi e vispi, poi mi aveva teso la mano – Questa ora possiamo darcela – e aveva continuato a parlare – la mano se la possono dare anche due amici, noi che abbiamo deciso di passare la vita insieme quindi..-
Non l’avevo mai vista prima e mi sembrava di conoscerla da anni, come un’altra volta, avevo lasciato che quelle sensazioni si impossessassero di me e mi ero lasciato andare
- Forza, prendiamo la tua macchina, voglio fare l’amore in un posto diverso da dove abbiamo passeggiato. Così avremo due paesaggi di cui parlare nei nostri ricordi, due luoghi importanti, uno prima, l’altro dopo aver fatto l’amore –
Decideva tutto lei, era così buffa, sicura di se, divertente, divertita dalla vita, così, come l’avevo sognata. Mezza Penna si faceva chiamare. Aveva soffiato sul ciuffo che era precipitato ancora sopra l'occhio destro, aveva tolto la canottiera - Che aspetti? -
Pubblicato da Gandhi alle 16:00 2 commenti
Etichette: Gandhi
venerdì 17 luglio 2009
Che poi se non ci avessero lasciato..
Che poi è quasi mezzanotte, quando arriviamo è quasi mezzanotte e la cameriera gentilmente ci dice – Oh però ordinate subito che in cucina stavano già bestemmiando quando vi hanno visti arrivare – e allora quando ci porta quei maledetti spaghetti calorici penso che tra le cozze e le arselle il cuoco un ricordino me lo abbia lasciato, nel sughetto forse, un ricordino sicuramente me lo avrà lasciato lui e il suo poco entusiasmo di vederci arrivare a mezzanotte.
Lauren Hill ci canta Bob Marley e mi sembra bellissima, lì a ridosso della spiaggia, proiettata vicino al mare con quella voce, con quegli occhi, con quella canzone.
Che poi lui mi dice che anche se ha diciassette anni lei, quella che seduta guarda la gente che danza e che canta e il musicista e i suoi balli sardo-caraibici e le coppie che dopo trent’anni di matrimonio si guardano fisse negli occhi mentre ballano, lui mi dice che anche se ha diciassette anni glielo deve far capire che quando cresce, quando compie diciannove anni deve essere sua, deve avere occhi solo per lui, anche se ancora ne ignora l’esistenza, non lo sa chi è, non so neanche se lo vuole sapere.
Lauren Hill con questo sguardo malizioso che mi guarda dal proiettore mentre mi canta Bob Marley e quasi mi fa impazzire, quasi. Resisto ancora.
Che poi alle quattro e mezza, in questo chiosco, quando tutti stanno andando via arriva Mango che dice che aveva caldo a casa allora si è vestito ed è uscito, arriva e con lui altra roba da bere che io non riesco a svuotare un bicchiere che me ne mettono un altro e poi la pasta, le patatine, il fritto misto e io non lo capisco bene qual è la dieta che dico a tutti che sto facendo. Che base ha la mia dieta io mica lo capisco.
Io in campeggio, mi dice uno, non lo capisco questa tedesche bellissime com’è che i genitori alle otto del mattino le fanno venire da me a fare colazione in perizoma, che poi le guardo io, le guardo e mi sento in imbarazzo perché lo so che sono dieci anni più grande di loro o comunque loro dieci anni più piccole di me. Che poi quando crescono le tedesche, quando crescono, tra qualche anno, dopo i ventitré anni iniziano a sformarsi, a cambiare come se fossero di Pongo.
Che poi alle cinque e mezza quando ci lasciano il chiosco e se ne vanno e ci dicono di restare pure, che non possiamo ordinare ma possiamo stare e sentiamo solo il mare e nient’altro e mi raccontano lui e Mango delle storie di Alti Ufficiali e Generali che andavano a rubare Cervi di notte al ristorante io penso, per un attimo penso che se non ci avessero lasciato qui le nostre donne, se non fossero andate via e ci avessero lasciati soli, mai avremmo potuto assaporare il gusto forte in bocca della libertà.
Che poi penso che quella che è passata al lavoro, quella tipa che guardava, che zoccoleggiava mentre il ragazzo le dava le spalle per comprare un pacchetto di Marlboro Rosse pacchetto duro, quella tipa che zoccoleggiava e che mi guardava come per dirmi - Tu lo sai no, già lo sai che io sotto questa maglietta, che una volta me lo avevi pure detto, lo sai no che sono fatta in un modo che ti piacerebbe e una volta mi avevi fermato in mezzo alla strada per dirmelo - e me lo diceva in silenzio, con lo sguardo, con il ragazzo di spalle e mi aveva fatto pensare a una cosa e allora avevo sentito forte in bocca il gusto della libertà.
Che poi cosa zoccoleggi con lui a mezzo metro non ho capito
Vomito prima di tornare a casa, vomito in pineta. Mio padre mi chiede come mai mi sono alzato così presto, vado a dormire.
Pubblicato da Gandhi alle 13:23 4 commenti
lunedì 13 luglio 2009
Mmm Cherì
Boschi di ginepri e massi e terre umide di pioggia e asfalto fuso e cinghiali e capre e agnelli abbiamo incrociato con la nostra Jimmy e droghe e alcol e medicine a cazzo di cane con in testa l’ex fidanzata ora sempre fidanzata, solo con un altro, solo questa è la differenza.
Se solo riuscissi a resistere quando mi passa davanti con quel costumino bagnato, se solo smettesse di sorridermi, di guardarmi in quel modo, di tenere due dita sotto il laccio del bikini mentre mi parla mmmmMon Cherì
Acqua gelida e trasparente come il suo costume, torniamo indietro dalla nostra passeggiata.
Io mi ricordo che certi giorni, quando la guardavo e sapevo che non sarei mai diventato un uomo, quando la guardavo e sapevo che una donna ad un certo punto lo vuole un uomo, vuole che quello che ha accanto possa sembrare un cucciolo di uomo diventato adulto, che dia l’impressione di saper cacciare, di sapersi difendere da solo, io mi ricordo che in quei giorni lo sapevo che non avremmo diviso la noia di un rapporto duraturo insieme.
Sarà l’estate, il mare, sarà la musica stanotte ma non riesco a togliere lo sguardo dal suo viso e dal suo culo, secondo che lato mi offre.
Ah lo so che non sono un uomo, che non lo diventerò mai, che quando racconto dei miei 28 anni mi guardano strano. Ah no che non sono in grado di affrontare la serietà di certi argomenti, ah lo so che non ho una fidanzata, un lavoro come si deve, una casa come il tuo lui, che non le so risolvere certe questioni, sembrare adulto vicino al tuo giovane anziano. Maledetta maturità che non arriva, quando imparerò a incazzarmi per il lavoro, per lo sportello dell’automobile graffiato, quando inizierò a vestirmi Just Cammelli, frequentare le Maldive, certi locali di certi posti. Quando imparerò a parlare di argomenti che ho letto cinque minuti prima per mostrare agli altri la mia immensa cultura. Mmm
Io la guardo e lei mi guarda ed io la guardo.
Lei mi guarda ed io la guardo e lei mi guarda poi schiude le labbra dolcemente
– Tu menerve –
Che poi è la stessa cosa che potevo dirle io, se solo non m’avesse anticipato. Ridiamo, io la guardo, lei si avvicina
– Oh c’est possible? Lucà? –
- Oh me oui je suis Lucà – ride
Che poi lui, il suo compagno dico, il ladro del suo cuore poi, neanche mi sembra così contento di vedermi. Allunga la mano, la stringe forte, ma così forte che quando la molla la scuoto un paio di volte per riattivare la circolazione. Io lo guardo e lui mi guarda ma non abbiamo un cazzo da dirci, allora gli sorrido dolcemente e lui la prende come una provocazione. Sgancia un destro mi butta a terra poi s’allontana. Sento il sangue sul labbro, sento caldo il sangue bagnarmi la lingua. Io la guardo, si allontana con lui, andando via mi offre la sua parte migliore, si gira e mi sorride Mmm Cherì j’ador..
Pubblicato da Gandhi alle 14:44 2 commenti
Etichette: Gandhi