Quando rientro la sera alle otto, otto e mezza della sera, rientro e il cielo e le nuvole e le montagne, quasi anche le montagne sono dipinte di rosso come vuole il sole a quell’ora, prima di andare a dormire il sole, verso quell’ora, dipinge il cielo di rosso.
Sfrecciano le macchine nelle strade lunghe e strette e vuote da Arbatax a Tortolì a Teccu a Bari Sardo, sfrecciano le macchine che mi vengono incontro con i loro fari alti e nelle cabine i loro padroni sfrecciano con la musica e i pensieri e le bestemmie a volte – Abbassa quei cazzo di fari – dicono o lampeggiano o sterzano all’improvviso se passa un cane o una pecora o un gatto o un riccio, l’ultimo lento tragitto del riccio da una parte all’altra della strada voleva arrivare il riccio. A metà è arrivato, poi una quattro per quattro l’ha spiaccicato sull’asfalto come nei cartoni animati, solo che non si è più ricomposto lui, il riccio.
Dietro di noi c’è il porto e il mare è calmissimo stasera e si sente l’odore dei pescherecci e del sudore di chi ci lavora e sono dolci certi odori che arrivano e li sento bene, che il naso non mi manca, li sento e i pescatori arrivano con le loro magliette sporche e i jeans strappati e vogliono fumare e tentare la fortuna – che se vinco un milione di euro – dice – se lo vinco mi compro un altro peschereccio – dice, mica uno yacht di lusso come Briatore e Ricucci e quegli uomini ricchi di sfarzo, non ci rinunciano all’odore del pesce, al sapore del mare, al loro sudore i pescatori di certe terre – Fanculo agli yacht di quella gente – pensano – guardano la vita da dentro ad un acquario loro – penso.
Nonna ne compie ottanta a pochi chilometri, ottanta nonna e ottanta sei nonno e li trovo in casa e hanno sempre un sorriso ed una raccomandazione da dare – Stai attento con le donne – dice - attento che ti fregano – dice – che le conosco io - dice come se fosse un uomo mia nonna – e mangia ca non portrsa nudda – dice – mangia che non hai niente dice, che sei secco, devi mangiare – dice e tira fuori il pranzo alle 10.37 del mattino, antipasto e primo e contorno e frutta e dolci e se non la fermi va avanti fino a sera. Non importa quando si finisce l’importante è iniziare presto, alle 11 massimo, non importa se ho appena fatto colazione, alle 11 si mangia, sono i più vecchi a comandare, come nelle tribù, sempre loro, e mai sento vorrei doverne fare a meno, - Mai penso vorrei fare a meno di quella casa e di quelle parole e di quei baci e delle medicine inventate – L’aglio nel culo al posto delle supposte da piccolo mi metteva mia nonna. Da grande un giorno mi era tornato in mente e le avevo voluto chiedere il motivo – Per diventare grande e forte – mi aveva detto – grande e forte – come non lo ero mai diventato, ma ci credeva così tanto in quello che diceva che per un attimo mi aveva convinto..
Auguri Nonna..
venerdì 17 aprile 2009
Ad Anna..
Pubblicato da Gandhi alle 21:30
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3 commenti:
Aglio nel culo... ora si spiegano tante cose :D
-Milos-
..il tuo cuore parla più di mille parole...dolcissimo...auguri alla tua nonnina...
Auguri!!
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