Ho capito che non l’avrei più vista, ho sentito un morso al cuore e alla gola, un morso proprio, forte, fortissimo, una stretta coi denti che m’ha tolto il respiro e lasciato segni indelebili.
- E’ sempre così quando perdi una persona importante –
- Non è quello, è la delusione – dico io – è scoprire di non conoscerla per bene, scoprire che c’era dietro dell’altro, quella è una delusione. Pensiamo sempre di avere in pugno le persone, poi si rivoltano e la sorpresa ci spiazza, ci spaventa, non ci piace vederle uscire dalla gabbia, le persone dico, non ci piace -.
Ci sediamo sotto un albero enorme, sembra un grande fungo, un grande porcino verde, mi sento un puffo – Erano porcini le case dei puffi? –
- Io guardavo Holly e Benji, Mila al massimo, ero pure un po’ geloso di Shiro, è stata la prima donna di cui mi sono innamorato – mi dice Reddu – la seconda credo sia stata una delle Occhi di gatto, quella più giovane, capelli corti, bella figa ma non ci ho mai fatto niente, non è mai successo niente – e si accende una sigaretta come dopo un rapporto sessuale.
Non fumo mai dopo aver fatto l’amore, mi piace sentire il suo sapore, il suo odore, è come farsi il bagno e poi rotolarsi nel cassonetto dell’umido, una perdita di tempo, è così bello il profumo di una donna.
Vorrei entrarci dentro questo fungo. Quand’ero piccolo c’erano i biscotti dei puffi e ci mettevo sei ore a fare colazione, sei ore prima di far fare il bagno al puffo nel latte, puffetta poi pensavo non sapesse neanche nuotare, e poi mi dispiaceva mangiarli, ma dovevo – Altrimenti non cresci – mi diceva mia madre. Poi ho scoperto che a mangiare i puffi non si diventa grandi grandi, l’ho scoperto quando ho iniziato ad alzare la testa per guardare gli altri, non sono cresciuto tantissimo.
- Ti ricordi di Maria? –
- Si –
- E’ quando mi ha lasciato lei, così da un giorno all’altro, quando mi ha lasciato ho capito che non si finisce mai di conoscere le persone, ci condividi tutto, la casa, il bagno, lavarsi i denti mentre fa pipì, la colazione, il letto, i problemi i rutti e le paure e all’improvviso ti trovi senza e resti giorni a chiederti Perché e li capisci, solo li capisci che non ti ci puoi fondere con le persone. Ognuno segue la sua strada, la sua felicità, la persona che hai accanto è solo un mezzo di trasporto verso la ricerca della felicità. Poi qualcuna di quelle persone scende dal treno e prende il traghetto o l’aereo e continua a cercare sempre, chissà se esiste una felicità continua, chissà se esiste il per sempre, senza noia, senza sbattimenti vari, chissà cosa si desidera prima di morire –.
- Ma che centra quello che pensi prima di morire, magari muori nel sonno tu, dormi sempre, è probabile che rimani stecchito nel sonno. Chissà che mezzo di trasporto sono stato io –
- Un cesso con le rotelle –
- Perché un cesso con le rotelle ? –
- Perché ti ha riempito di merda –
- E tu che mezzo eri? –
- Io un passeggino, perché mi doveva spingere per costringermi a fare quelle pallosissime passeggiate in centro alla ricerca dell’ultimo paio di scarpe –
Ridiamo. Reddu alza la testa allunga la mano e strappa un ramo del nostro grande fungo, del nostro rifugio, la nostra tana di un attimo e ne fa tre pezzettini, si alza e mi saluta – E’ tardi devo andare a lavoro – e si allontana e resto solo e strappo l’erba e la lascio cadere trasportata dal vento come un grande giocatore di Golf, come faceva Lotty la mattina prima di mandarmi a scuola.
I sogni a volte ti svegli e non ci sono più. Passano le notti a farti compagnia e poi apri gli occhi e svaniscono, non li trovi più, ti abbracciano la notte e svaniscono con le prime luci dell’alba. La notte tornano però, ogni notte tornano a farti compagnia. Bisogna solo avere pazienza, attenderli i sogni, tornano sempre.
martedì 24 marzo 2009
Come il grande puffo
Pubblicato da Gandhi alle 17:18
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