domenica 15 marzo 2009

Il Caffè Letterario


C'era una donna li al bancone del Caffè Letterario, una donna sulla trentina alta, gonna sotto il ginocchio, distinta, capelli mossi fino alla spalla, una bella donna. Ha bevuto prosecco e vino rosso e m'ha guardato e l'ho guardata. Con un corpetto che le strizzava il seno, la vita stretta, un gran culo. M'ha guardato e l'ho guardata. Teneva il bicchiere con una classe che non avevo prima neanche immaginato. M'ha guardato - Ti sposti o no che devo passare? - ed è andata via.

Passando mi ha sfiorato il braccio e ho sentito il suo profumo di donna, quello della sua pelle e quello che si era spruzzata vanitosa davanti allo specchio qualche ora prima. Mi è sembrato di distinguerli per un attimo mentre mi camminava accanto.

A volte mi sembra di distinguerli gli odori. A volte mi sembra di sentirli anche quando non è materialmente possibile. Guardo una foto e li sento. Il profumo dell’erba bagnata e l’odore marcio di Rey, il caldo di certe foto d’estate mi sembra di sentirlo certe volte, come fossi ancora lì, come potessi tornare indietro.

Non è questo che voglio, devo passare ancora quindici giorni dentro questa casa. La vivo solo, o quasi, per quel poco che ci sto. Non è una casa ma un cantiere, niente resta, non resta niente. Come in un cimitero, è morta questa casa non ha più anima, aspetta di essere abbandonata, non emana nessun calore, nessuna emozione, quattro mura per coprirmi, solo questo. I vicini che si lamentano non hanno più una voce, le loro prediche si perdono nell’aria, non ha senso riordinarla, non è una casa è un ripostiglio che presto verrà abbandonato, il deserto, sono qui per caso, di passaggio, per un attimo.

Non ho rimpianti o ripensamenti o angosce, stanchezza a volte, pochi minuti liberi nella testa, tutto occupato. Un giorno dovrò fermarmi. Sto bene – Fanculo – il resto non mi interessa per niente, certe persone, certe minacce, certi comportamenti, quelli non mi riguardano più.

Ho seguito quella donna sulla trentina alta, gonna sotto il ginocchio, distinta, capelli mossi fino alla spalla, una bella donna. Quella che ha bevuto prosecco e vino rosso e m'ha guardato e l'ho guardata. – Ti sposti che devo passare – doveva inseguire la sua vita. Io mi sono seduto, la mia vita l’ho qui con me.

Nessun commento: