lunedì 23 marzo 2009

Preservativi e carne


- Si - mi ha risposto – partiamo – mi ha risposto ed eravamo saliti sul treno e avevamo percorso decine di chilometri e ci eravamo fermati a Verona, stazione, Piazza Bra e l’arena e i vicoletti e Romeo e Giulietta e le promesse sul muro della loro casa – Chissà quante di queste sono ancora valide – dico – Secondo me bisognerebbe dare una passata di bianco al muro – dice lei – una passata di bianco e solo in pochi verrebbero a lamentarsi, pochi ininfluenti, innamorati ancora, innamorati – rido e la bacio sulla fronte, baciare sulla fronte funziona sempre, si sentono protette, non si è invadenti, si è paterni quasi, funziona baciare sulla fronte se non ci passi le giornate.


Mi sembrava scontato baciarla in quel posto sdolcinato, mieloso, meta di persone così diverse da lei, sarebbe stato come avvisarla prima – Ti posso baciare? è tutto così perfetto – avrebbe fatto lo stesso effetto e l’avevo portata a casa di Rutto, avevo preso i preservativi, - Li hai? – mi aveva chiesto prima ancora che ci fossimo baciati e mi aveva fatto prendere quelli più costosi – Agli altri sono allergica –

- Soldi spesi bene – avevo pensato – Soldi spesi benissimo – avevo pensato fino a quando a casa non aveva deciso di rimandare – Non ti sembra troppo presto? – mi aveva detto che neanche ci eravamo baciati – Ma presto per cosa scusa? – le avrei voluto dire – Si, in effetti – le avevo risposto invece e mi ero toccato il naso nervoso. Non volevo portarla a letto, mi piaceva insomma, ma visto che stavamo lì.. e poi per tirare i gavettoni alle macchine che passavano avrei comprato preservativi più scadenti insomma, ma non avevo avuto il coraggio di parlare.

Avevo sorriso e l’avevo avvicinata con garbo e aveva parlato dei suoi viaggi a Londra e in Brasile e a New York e di amicizie finite e durature e della madre e del padre e dei parenti tutti e aveva tirato fuori le foto dal portafoglio e avevo visto il nonno defunto e l’amica zoccola e il figlio della zia e mi aveva raccontato degli scout e della pallavolo della prima volta in treno, della paura dell’aereo e degli ascensori e di quando aveva vomitato in macchina – Vaff..quanto cazzo parla –

E mi ero allontanato con garbo – Scusa un attimo -

Mi è sempre piaciuta la prima volta, quando alzi le mutandine e trattengono il respiro, non ho mai capito se lo fanno per non far vedere la pancia o per il solletico o per il brivido di una mano sconosciuta da quelle parti. Per qualsiasi motivo fosse, sarebbe stato bellissimo farlo con lei e allora avevo potuto aspettare ancora un attimo poi sarei andato a fondo prima che fosse morta in apnea. – Com’è morta?- m’avrebbe chiesto il dottore – Ho alzato le mutandine, ho fatto finta di infilarci la mano e non l’ho mai fatto ed è venuta a mancare – avrei dovuto rispondere e non mi sembrava carino.

Mi ero svegliato in piena notte con Rutto di fianco – Che cazzo mi guardi – e si era girato dall’altra parte.

Lei aveva dormito nell’altra stanza – è troppo presto forse – ma mi aveva fatto comprare venti euro di preservativi, - Conservaci la carne in freezer – mi aveva detto Rutto, e si era girato dall’altra parte. Avevo comprato sei chili di pollo.

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