- Noi abbiamo un potere di scelta limitato – dico ad Ale – Hai mai pensato alla donna che vorresti al tuo fianco se fossi talmente bello da poterle avere tutte ai tuoi piedi? –
- Quando stavo con lei pensavo che l’avrei scelta tra milioni, non m’importava delle altre più belle, di quelle proprio non m’importava, mi piaceva l’idea di condividere tutto con lei perché era lei, con le sue certezze e i suoi dubbi, adoravo i suoi difetti – mi dice – Se fossi stato l’uomo più bello del mondo forse avrei avuto meno possibilità di perderla, tutto qui, ma sai quanti uomini belli hanno comunque perso la persona che amavano? Non si contano, io almeno non li ho mai contati – dice e ride – non me ne frega un cazzo di contarli, se vuoi saperlo contateli. Allora se anche quelli belli corrono dei rischi non sarebbe poi cambiato molto. Qualche scopata in più forse, sicuramente qualche scopata in più, ma l’amore che c’entra con questo? Non c’entra l’amore – mi dice Ale mentre lava i piatti.
Quando stavamo a Milano non lavava mai i piatti, mai di buon umore, facevamo i castelli come sulla spiaggia, i castelli di piatti pentole e bicchieri, quando stavano per crollare ce li giocavamo alla Play, - chi perde li lava, non chi vince – mi diceva che sapeva di essere più forte di me.
- Vuoi sapere un segreto? – mi aveva detto lei ieri – Certo – mi piacciono i segreti delle donne, uniscono i segreti, legano, come manette, come lucchetti senza chiave legano, i segreti, - Certo – le avevo risposto e le avevo baciato le mani, prima una e dopo l’altra, bianche le mani che avevo baciato aspettando di condividere un segreto, io lei e un segreto, basta, nient’altro, profumate di vaniglia le mani che avevo baciato, bianche, lisce, piccole le mani che avevo baciato.
- Vuoi sapere un segreto? –, – Certo – le avevo risposto ma – Ti prego dimmelo subito – avrei voluto rispondere che pendevo dalle sue labbra dalle sue parole, dai suoi pensieri dai movimenti della sua lingua stavo pendendo.
Non ho mai capito le persone che passano i fine settimana in improbabili corsi stimola emozioni. “Equilibrio emozionale”, “Crescita personale emozionale”, “Riequilibrio emozionale” , tendere la mano e unirsi in un abbraccio e sorridere e accarezzare persone che non si conoscono per – Stimolare l’energia che è dentro di noi – dicono loro – far esplodere le sensazioni racchiuse dentro di noi – con i loro riti imbarazzanti per fuggire da vite piatte, - non riescono ad uscire da quelle vite, hanno paura, paura – penso. Non li capisco proprio, non dico che sbagliano, solo che non capisco, dico, solo questo, buttati cazzo, buttati e rischia e cadi e rialzati e sfonda e scala, dico io, altro che Training emozionale a 700 euro a weekend, che i maestri di vita ci vanno a puttane con i tuoi 700 verdoni di emozioni, ecco dove ci vanno. Pagano per abbracciare un’altra persona che ha pagato per abbracciarti perché fuori da li non hanno il coraggio di farlo.
Lei non mi sembrava una di quelle persone, aveva il coraggio di farle certe cose, di dirle, di far male pur di dire in faccia la verità, non temeva il confronto il giudizio degli altri, non lo temeva, era spontanea, meravigliosamente spontanea mi sembrava.
- Non so se lo amo ancora – mi dice guardandomi fisso negli occhi – Non so se lo amo e voglio lasciarlo e voglio allontanarmi, non so neanche se l’ho mai amato, all’inizio forse, all’inizio e basta o forse erano i discorsi di mia madre – è un buon partito – mi diceva mia madre e mi faceva pensare che dovevo amarlo, mi ero costretta ad amarlo e ora non ce la faccio più, non è lui quello che voglio e la sera a letto non lo degno di uno sguardo e non mi sveglia neanche per chiedermi il perché, siamo uniti da un contratto, ma io non voglio morire piena di soldi, voglio morire piena di emozioni – mi aveva detto ed era seria come non l’avevo mai vista prima.
Erano anni che l’avrei voluta baciare, per rispetto non l’avevo fatto per rispetto del suo uomo e della sua storia e di un amore che non era amore e allora mi ero sentito libero per un attimo dopo averla ascoltata di buttarmi e sentire il suo sapore ma non lo avevo fatto, si sarebbe sentita peggio, si sarebbe sentita sporca e invece doveva uscirne pulita, l’avrebbe lasciato a breve e poi ci saremmo rincontrati e allora sarei stato libero di dirle quanto mi piaceva, quante volte l’avevo sognata e poi pensata certe sere quando a casa rimaneva il suo profumo. Non cucinavo neanche per paura si confondesse con altri odori dopo che andava via. Mi sentivo bene, parlarci, ascoltarla, vederla ridere, abbracciarla, andavo a letto felice.
Non ho mai capito le persone che passano i fine settimana in improbabili corsi stimola emozioni. Se solo aprissero gli occhi..
domenica 29 marzo 2009
Equilibrio emozionale
Pubblicato da Gandhi alle 16:36
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