Ci ho dormito ma ero abusivo, semplicemente abusivo, maledettamente abusivo per qualcuno. Loro si che lo avevano capito – Abusivo ma sincero – mi avevan detto - abusivo ma sincero nelle intenzioni – avevano pensato e avevo dormito sfiorando corpi che non mi appartenevano, stringendo mani poco prima unite ad altre in promesse difficili da mantenere, e avevo dormito cullato dal calore di chi aveva solo voglia di stare insieme – Questa notte, insieme –
Il walkman di mia sorella. Quello si che mi tiene compagnia certi giorni, certe sere in motorino con le mani congelate a sfrecciare per le mura Vaticane e piazza Irnerio e Cornelia Casalotti Boccea da solo con le cuffie e la gente che passa e qualcuno che bestemmia e le coppie a baciarsi per la strada come non ci fosse nessuno, come vivessero per loro – Io per te e tu per me amore – sembrano dirsi –Tu per me – soprattutto sembrano dirsi, e la musica che si mischia con le sirene e le frenate e i clacson di automobilisti inferociti dal traffico, dalla vita che si perde dentro quella maledetta via, imbottigliati, come in gabbia dentro lo stress della città eterna, traffico e parcheggio e le cuffie di mia sorella a Roma con la mia musica a farmi compagnia.
Lei conosce le mie paure e la mia forza e le mie debolezze e i miei segreti e a volte mi chiedo se è riuscita a tenerli per se, a custodirli e a farne tesoro o li ha sbattuti in piazza in una serata tra amici e amiche dopo l’aperitivo, dopo l’aperitivo vestiti eleganti e sensuali e ingioiellati che così si può stare tranquilli che siamo quel che abbiamo, quel che indossiamo, quel che dobbiamo essere certe sere questo siamo.
Non è brava a lasciarsi andare. Non lo è mai stata in fondo, timorosa di chi le può portare via qualcosa. Non si fida, non si fida proprio degli altri. Sorride, scherza a volte poi certe sere si sente vuota. Torna a casa e si sente vuota – Cos’ho sbagliato – pensa, come fossero tutti li a pensare a lei. Non si accetta forse, è la storia che l’ha portata a questo – la sua storia – penso –la sua storia incrociata ad altre – l’ha portata ad essere così egoista.
Dormo meglio. Arrivo stanco e mi addormento, certe voci che mi arrivano all’orecchio e dopo escono senza lasciare traccia - nessuna traccia stavolta fino a che sono solo quello che voglio essere - penso e vado a dormire stanco.
La notte è tiepida dopo tutto sto sole. Lei ha calcato il palcoscenico della serata mostrando denti bianchi e labbra carnose ai presenti ma stava da tutt’altra parte, dentro la sua vita – la sua di vita – mentre Marzo portava via la libertà dello studente e lo sentivi strisciare via lontano, Marzo – Casa e ufficio e figli e bugie da oggi in poi – ha pensato qualcuno – Casa e ufficio e abitudine e posto sicuro e soldi da conservare e collezioni da mostrare agli ospiti e classi sociali da scavalcare, sul traguardo c’è scritto Successo aveva pensato qualcuno. Chi aveva smesso di sognare. Chi aveva sottovalutato la forza dei nostri sogni.
Chi quando andava via non lasciava nessuna traccia. Una di quelle persone aveva pensato così.
venerdì 13 marzo 2009
Il walkman di mia sorella
Pubblicato da Gandhi alle 20:05
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2 commenti:
oh x il 27 devo controllare i giorni poi ti dico
Ma se mi laureo il tre
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