martedì 27 maggio 2008

La luce nella nebbia



Quanta nebbia. Un po’ come i bambini negli spazi aperti, aveva il vizio di continuare a camminare avanti senza chiedersi dove stava andando né perché. Come fosse il mondo a venirle incontro e lei con gli occhi sgranati lì ad osservarlo. Confusa, come sempre. A volte si svegliava che le sembrava di avere tutto dentro una mano. Perché non aveva un lavoro, non aveva una casa, non aveva una relazione stabile, non aveva un’idea precisa della vita, delle persone, del bene, del male, della religione, di Dio, Gesù e Maria, di Maometto e Buddha, degli alberi, dei fiori, delle formiche, delle pietre, dell’ anima, del corpo, delle donne e degli uomini. Non aveva un’idea precisa del sole, delle tartarughe, delle foglie e dei lombrichi, della vita e della morte. Viaggiava in apnea tra la nebbia, sospinta dalle domande verso una strada lunga e dissestata, con meraviglia, discrezione e rispetto per tutto ciò che le passava davanti. Con entusiasmo e curiosità, passione e dolcezza, paura coraggio, determinazione e mille e poi mille perché. “Scema, senza il motore la barca non va avanti” e aveva riso. Non c’era mica bisogno sempre di dirgliele seriamente le cose. Si poteva provare anche in maniera diversa. Così se non capiva in un modo ci provavo in un altro e se non capiva in un altro poi ci provavo in un modo. Alla fine il senso c’era quando all’improvviso le vedevo aprire e gli occhi e poi le lebbra in un meraviglioso sorriso. Prima gli occhi poi le labbra. Quanta luce.

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