venerdì 2 ottobre 2009

RadioGandhi

Inserisco il link a questo post per dar spazio alla nuova avventura, quella Radiofonico Casalinga che abbiamo intrapreso io e l'amico Sberla...

cliccateci sopra..


http://lucaschirru.com/index.php/2009/10/cose-radio-gandhianzi-radiosveglia/

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mercoledì 30 settembre 2009

Grazie

Volevo ringraziare chi, testardo, continua a visitare il vecchio gandhinews. Sto pensando di riaprirlo in una salsa differente, ora ci penso bene un attimo, mi dispiace abbandonarlo completamente. Vi ricordo ancora che il nuovo sito è www.lucaschirru.com dove troverete i nuovi racconti e a breve anche i PodCast scaricabili delle trasmissioni radiofoniche che stiamo preparando con gli amici..

Fatevi vivi..

Luca

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giovedì 27 agosto 2009

Heaven out of hell (Ciao Gandhinews)


Secondo me dovrebbero rassicurarmi sulla reincarnazione

Le notti insonni e i risvegli agitati, il corpo che non trova pace sul materasso prima di dormire, secondo me se qualcuno mi rassicurasse sulla reincarnazione...

Il dolore sveglia i sensi

Non sarà l’ultimo grido tifare per il sole che tenta l’alba ostacolato dalle nuvole alle sei e mezza del mattino ma non ho mai detto di seguire le mode, e comunque avevamo appuntamento

Scambio camicie usate con Angelo, compro magliette indossate da Cadau, calzo scarpe che mi tengono caldi i piedi, non ho mai detto di seguire le mode

Certe persone vogliono farti credere che le favole non esistono, se loro non ci credono non significa che non esistono

Al mattino, molto presto, ho pensato che ogni vita dovrebbe avere una missione, ogni giorno dovrebbe avere una missione

Ho provato a pensare a dei progetti, a qualcosa che potesse farmi sentire realizzato, mi piace quando sorridono le persone, quando sono se stesse e non si sforzano di essere ciò che non sono

Ho deciso che nella vita voglio camminare, che se qualcuno non capisce non significa che sto sbagliando, forse non riesce a guardare la cosa dal mio punto di vista, non per forza sto sbagliando..

Ho deciso che se sbaglio e lo faccio in buona fede mi posso perdonare, in buona fede però devo sbagliare per perdonarmi, niente trucchi e niente inganni, in buona fede posso riderci sopra, ridere di me stesso

Ho deciso che posso crescere, ma le condizioni le detto io, nessuno pensi di decidere come devo crescere

Mi dispiace per alcune persone perse durante il cammino. Ci tenevo a certe persone perdute durante il cammino. Non posso tornare a prendere certe persone perdute per la via, non si sono perdute, hanno volutamente cambiato direzione, era comunque bello chiacchierare con loro certe sere

http://www.lucaschirru.com/ gandhinews.blogspot.com finisce qui, ci spostiamo su un'altra pagina http://www.lucaschirru.com/

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sabato 15 agosto 2009

Ferracosa?


Non ho mai capito cosa si festeggia a ferragosto, metà mese?

Sono sette anni che non la vedo e non mi parla e ci sbatto sopra in un posto che nelle sere in cui immaginavo il nostro futuro incontro neanche esisteva ancora

Allora per forza di cose che l’incontro immaginario era sbagliato. Colto in fallo, me la prendo con il mio quinto senso e mezzo, vado via e provo a rincontrarla in modo più consono a come lo avevo immaginato,

Niente, sempre lo stesso effetto, lo stesso non effetto

A lui neanche devo stare così simpatico. Un messaggio, mi dice di un messaggio di sette anni prima che mica lo aveva gradito, volevo fare l’amore con lei e sposarla, sogni di un ventenne ubriaco non corrisposti dal ragazzo della ventenne a cui li aveva confidati

Capisco che certi incontri troppo pensati quando si scontrano con la realtà sono molto meno affascinanti, provo a farmene una ragione

Non è altro che una gnometta con il gusto per le cose semplici, sempre meglio della gargamella con l’hobby di amplificare problemi inesistenti, penso, ma poi alla fine, come al solito giustificherò l’ingiustificabile?

Penso al prossimo incontro riservato dal destino e mi ritrovo deluso prima ancora di trovar mici all’interno

Un locale, un tavolino, lei con il suo lui, sguardi che si incontrano e indifferenza assoluta, niente di niente, apatia, io non invidio lui, lei non invidia me né la mia vita, nè ricordi né rimpianti, tutto troppo breve, tutto troppo veloce, la moda è vivere l’attimo fine a se stesso

Meno male che Angioletta mi ha fatto Giovanni

Allora quando passa lei e mi porta via ci vado senza batter ciglio, sette anni ad aspettare poi mi dimentico anche di salutarla quell’altra, o forse mi sto solo adattando alla moda

Biologicamente non ho più di ventitré anni, quando me lo dicono ringrazio Dio, Mezza Penna altrimenti mai l’avrei potuta conoscere, sono l’unico al mondo ad essersi creato la sua gnoma a proprio piacimento

Un genio

O forse c’è che non mi voglio adattare a certe mode

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lunedì 3 agosto 2009

Domenica


La guardo e rido, curva le spalle e alza le mani, non capisce cos’è che mi fa tanto ridere. Chiude l’occhio poi balza in piedi all’improvviso, si lascia cadere con le gambe incrociate, porta le mani ai fianchi e dice che mi deve parlare

- Sono la prima di cui ti sei innamorato? –

Zeo entra in roulotte senza bussare, siede sul letto di fronte, fa un tiro di Benson blu e dice la sua

- Bah zoccole –
- Sempre fine tu –
- Come la vogliamo chiamare quella che.. –
- Non la vogliamo chiamare –
- Ecco appunto, si innamora sempre di gente inutile vedi? -
- Io non sono inutile – dice Mezza Penna seria
- Le altre dicevo – precisa Zeo – le altre stavo dicendo – e continua a fumare, poi esce e si sdraia al sole

Penna non si dimentica mai delle domande che fa, mai finchè non ha ottenuto una risposta – Mica mi ha soddisfatto Zeo, io ho chiesto a te, sono la prima di cui ti sei innamorato? –

Entra Giovanni schivando l’ultimo sasso che gli ha lanciato Zeo dalla sua sdraio – Si, si è innamorato, te lo dico io se lo vuoi sapere puoi chiedere a me, mi sono appena nominato suo segretario, stava insieme alle ragazze degli amici, poi alle parenti, poi ad altre, non lo so, devo consutare il mio archivio, ora non mi ricordo –

- Io ho chiesto se era innamorato, non con chi stava –
- E io ho risposto con chi stava e non se era innamorato, da questo momento sono il suo avvocato con mansioni di segretariato, qualsiasi cosa puoi rivolgerti a me, la parcella ti arriverà direttamente a casa – si specchia, tira il ciuffo da un parte ed esce dicendo che sta andando a conquistare il mondo

Mezza Penna non dimentica mai le domande, mai fino a quando non ha ottenuto una risposta che ritiene esaustiva, soffia sul ciuffo che le ricade immediatamente davanti all’occhio grande e vispo come quello di una bambina – Allora? Mi vuoi rispondere o no? Ti sembra una domanda inutile? Lo sarebbe stata se t’avessi chiesto se sono io quella che ami di più, ma non te l’ho chiesto, lo so già, si vede, pendi dalle mie labbra, mi rispondi? Allora? Se non mi rispondi esco fuori nuda, hai paura? Sto perdendo la pazienza – mi sorride ed esce

- Zeoo? Le vuoi vedere la tetta più bella di tutta la costa? –

Dovrai aspettare il prossimo ricatto allora Zeo, mi dispiace, sento che il tuo amico sta cedendo, sento che il tuo amico presto sarà pronto a parlare – torna dentro e mi guarda come in attesa. Finisco di mangiare il fico che ho raccolto stamattina poi esco fuori e lei mi segue, so che non mollerà, so che non mollerà fino a quando non le dirò la verità, che la stavo aspettando, stagioni intere ad aspettare di incontrare Mezza Penna, una vita ad aspettare Mezza Penna per partire questo settembre, andare via e vedere cosa succede

- Ma la signora che passava le sere con il pupazzo con il tuo viso e uno spillo a fare riti voodoo l’hai più sentita? No perché se la senti dille che deve avere sbagliato pupazzo, tutte a me le sfighe quest’estate, è la terza volta che buco porca puttana, la terza volta – dice Zeo
- La terza volta? Io ho un collega che ha furia di bucare lo volevano portare in comunità. Ti lamenti sempre, andiamo a pescare? Lascia la gazzetta e vieni con me a pescare ti prego, smetti di bucare, vieni a pescare con me –
- Stai rischiando Giovà–

Zeo si alza e lo insegue, si buttano a terra, si azzuffano poi li vedo allontanarsi verso la spiaggia. Mezza Penna si è addormentata sotto l’ulivo, la lascio dormire e vado verso di loro.
- Sono la prima? - non ho ancora varcato il cancello

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venerdì 24 luglio 2009

Buon risveglio Mezza Penna


La luce del sole penetra prepotentemente tra le tende bianche della roulotte. Esco fuori scalzo, mi piace la terra sotto i piedi. Bagno le mani e la faccia, faccio pipì all’aperto, un leggero venticello scuote le foglie del fico che sto innaffiando. Torno sui miei passi.

Apre un occhio un istante, la pupilla perlustra a piccoli balzi l’area che si trova di fronte, poi si chiude all’improvviso. L’occhio si riapre, un altro giro di perlustrazione per chiudersi nuovamente. Mezza Penna ha sonno. Le labbra chiuse, le palpebre rilassate, l’espressione incantevole del suo viso rilassato, la pelle tesa, liscia, il lenzuolo che la copre fino alle natiche. Le porto indietro con la mano il ciuffo che immediatamente ritorna davanti al suo occhio destro.

- La nostra prima notte – ha aperto gli occhi, mi ha sorriso, si è messa in piedi sul letto e con un balzo e finita tra le mie braccia, ha avvinghiato le gambe intorno alla mia vita e mi ha guardato fisso negli occhi – andiamo? Erano ore che aspettavo di svegliarmi per iniziare la nostra prima mattina da fidanzati, mi sono addormentata subito perché la mattina arrivasse prima. Così è successo. Eppure, se proprio la vuoi la verità, se proprio devo dirla tutta queste ore di attesa mi sono parse comunque infinite –

Rido divertito dalla sua energia. Un minuto prima giaceva come morta sul letto della nostra roulotte, ora sembra abbia le pile cariche come le avessero appena staccata dal caricatore.

- Quello che scrivi nel tuo blog, insomma ieri notte mentre t’immergevi nel Mediterraneo sono rimasta a parlare intorno al fuoco con gli altri e qualcuno ha detto che il tuo blog, quello che c’è scritto qualcuno diceva che è un po’ perverso, che scrivi di persone che fanno l’amore, che si baciano, di tette e culi, starò mica sposando un maniaco sessuale? – mi sorride e mi mostra una tetta – Non lo trovi sconvolgente? Ci conosciamo da poche ore e ti ho già fatto vedere una tetta, se quelle persone lo sapessero, se solo sapessero – si interrompe per respirare – se solo sapessero che il blogghista maniaco condividerà le sue giornate con una poco di buono come me. Nascondiamoci amore, scappiamo prima che ci scoprano – ride, si spoglia della fascia che tiene sempre intorno al polso, prende la pompa e con l’acqua ghiacciata che disseta zucchine, piselli, lattuga, patate e fagioli, rinfresca il suo corpo accaldato dal sole appena sorto.

Mezza Penna è la persona che mi sembra di conoscere meglio da qualche giorno a questa parte. Nessun imbarazzo, nessun problema di comunicazione, nessuna domanda superflua, stiamo insieme perché è normale che sia così. Quando accadono queste cose non ti chiedi mai il perché. Capita a volte di incontrare persone e di condividerci le stesse situazioni e di sentire comunque il distacco, una distanza infinita.
Ci sono coppie di persone belle, le belle stanno con i belli, ci sono coppie di intellettuali, le intellettuali stanno con gli intellettuali, ci sono coppie di colleghi, a volte i colleghi stanno anche con le colleghe, ci sono coppie di gente che non ha un cazzo da dirsi. Io e Mezza Penna viviamo una cosa diversa, che capita a tutti, ma poche volte nella vita, parte del sole che sorge al mattino, stiamo insieme per lo stesso motivo per cui la luna la sera ci tiene compagnia, per lo stesso motivo per cui la terra gira intorno a se stessa, per lo stesso motivo per cui la mattina apriamo gli occhi: perchè deve essere così. Ci respiriamo.

Quando questo non accade, le persone tendono a farsi venire dei dubbi, a porsi delle domande, sono scontente del loro rapporto di coppia. Credo.
Per innamorarsi, è necessario che la persona che si ha di fronte ti sappia tenere testa

Si infila il costume, corre come impazzita verso i piselli, ne sbuccia alcuni e li mangia crudi – Aahh, da me la mattina trovo i biscotti del mulino bianco, i plumcake, i cereali, mai i piselli – dice rannicchiata sulle ginocchia, poi si alza sulle punte e cerca di raggiungere un fico maturo – Che fai? Mi guardi? Pensi che non lo posso prendere, pensi che debba chiedere il tuo aiuto per mangiare quel fico troppo alto – Torna indietro, prende la rincorda, poggia un piede sul tronco della pianta e raggiunge il fico, siede sulla terra umida, incrocia le gambe – Me lo gusto e andiamo -

Rido, ho l'impressione che il fico, da un momento all'altro, se la possa mangiare in un solo boccone

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mercoledì 22 luglio 2009

Mezza Penna


Da lontano sembrava alta quanto un pugno, da vicino non cambiava poi tanto

Non che io fossi un gigante. Una ragazza, quando stavo con lei, mi diceva sempre che se fossi stato più alto si sarebbe sentita più protetta. Io mi chiedevo sempre – Protetta da cosa? – non avevo nessuna intenzione di fare la guerra con nessuno

Si era avvicinata, aveva soffiato sul ciuffo che le copriva l’occhio destro che in un attimo era tornato lì dove voleva stare

- Ecco. Finalmente ci conosciamo – e aveva soffiato sul ciuffo scuro che subito era tornato al suo posto – Io sono Mezza Penna, tu lo so chi sei, inutile che ti presenti, sono mesi che ti conosco –

Sorrideva a tratti, poi si faceva seria, era certamente buffa, mi piaceva e sentivo che il cuore me ne dava conferma

- Non pensi che dovremmo fare una passeggiata prima di fare l’amore? Chiacchierare, raccontarci qualcosa, tenerci la mano. E’ così che iniziano i rapporti no? Quelli seri intendo. Prima ci si scambia qualche parola, poi ci si bacia, tu mi spogli, facciamo l’amore e stiamo insieme tutta la vita. O avevi altri progetti? Avevi già progetti per il futuro?

Mi veniva da ridere, lei aveva soffiato sul ciuffo che era come sempre precipitato nuovamente davanti al suo occhio destro

- Perché non li leghi? –
- Perché dovrei? Io ti ho per caso detto di camminare più piano o più veloce o di sculettare o di assumere un’aria da macho? –

Avevo riso ancora. I pantaloncini corti, la canottiera nera e una collana a scivolare in mezzo al seno. I capelli lunghi e neri, il naso alla francese, le guance rossastre e il ciuffo davanti all’occhio destro. Mi sembrava bellissima. Minuta certo, ma avevo sempre avuto un debole per le miniature di donna.

- No, non ho nessun’altro progetto per il futuro –

Avevamo passeggiato sotto gli alberi della pineta e lei mi aveva raccontato di se guardandomi a momenti con gli occhi tondi e grandi e vispi, poi mi aveva teso la mano – Questa ora possiamo darcela – e aveva continuato a parlare – la mano se la possono dare anche due amici, noi che abbiamo deciso di passare la vita insieme quindi..-

Non l’avevo mai vista prima e mi sembrava di conoscerla da anni, come un’altra volta, avevo lasciato che quelle sensazioni si impossessassero di me e mi ero lasciato andare

- Forza, prendiamo la tua macchina, voglio fare l’amore in un posto diverso da dove abbiamo passeggiato. Così avremo due paesaggi di cui parlare nei nostri ricordi, due luoghi importanti, uno prima, l’altro dopo aver fatto l’amore –

Decideva tutto lei, era così buffa, sicura di se, divertente, divertita dalla vita, così, come l’avevo sognata. Mezza Penna si faceva chiamare. Aveva soffiato sul ciuffo che era precipitato ancora sopra l'occhio destro, aveva tolto la canottiera - Che aspetti? -

Era così, come l'avevo sognata..

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venerdì 17 luglio 2009

Che poi se non ci avessero lasciato..





Che poi è quasi mezzanotte, quando arriviamo è quasi mezzanotte e la cameriera gentilmente ci dice – Oh però ordinate subito che in cucina stavano già bestemmiando quando vi hanno visti arrivare – e allora quando ci porta quei maledetti spaghetti calorici penso che tra le cozze e le arselle il cuoco un ricordino me lo abbia lasciato, nel sughetto forse, un ricordino sicuramente me lo avrà lasciato lui e il suo poco entusiasmo di vederci arrivare a mezzanotte.

Lauren Hill ci canta Bob Marley e mi sembra bellissima, lì a ridosso della spiaggia, proiettata vicino al mare con quella voce, con quegli occhi, con quella canzone.

Che poi lui mi dice che anche se ha diciassette anni lei, quella che seduta guarda la gente che danza e che canta e il musicista e i suoi balli sardo-caraibici e le coppie che dopo trent’anni di matrimonio si guardano fisse negli occhi mentre ballano, lui mi dice che anche se ha diciassette anni glielo deve far capire che quando cresce, quando compie diciannove anni deve essere sua, deve avere occhi solo per lui, anche se ancora ne ignora l’esistenza, non lo sa chi è, non so neanche se lo vuole sapere.

Lauren Hill con questo sguardo malizioso che mi guarda dal proiettore mentre mi canta Bob Marley e quasi mi fa impazzire, quasi. Resisto ancora.

Che poi alle quattro e mezza, in questo chiosco, quando tutti stanno andando via arriva Mango che dice che aveva caldo a casa allora si è vestito ed è uscito, arriva e con lui altra roba da bere che io non riesco a svuotare un bicchiere che me ne mettono un altro e poi la pasta, le patatine, il fritto misto e io non lo capisco bene qual è la dieta che dico a tutti che sto facendo. Che base ha la mia dieta io mica lo capisco.

Io in campeggio, mi dice uno, non lo capisco questa tedesche bellissime com’è che i genitori alle otto del mattino le fanno venire da me a fare colazione in perizoma, che poi le guardo io, le guardo e mi sento in imbarazzo perché lo so che sono dieci anni più grande di loro o comunque loro dieci anni più piccole di me. Che poi quando crescono le tedesche, quando crescono, tra qualche anno, dopo i ventitré anni iniziano a sformarsi, a cambiare come se fossero di Pongo.

Che poi alle cinque e mezza quando ci lasciano il chiosco e se ne vanno e ci dicono di restare pure, che non possiamo ordinare ma possiamo stare e sentiamo solo il mare e nient’altro e mi raccontano lui e Mango delle storie di Alti Ufficiali e Generali che andavano a rubare Cervi di notte al ristorante io penso, per un attimo penso che se non ci avessero lasciato qui le nostre donne, se non fossero andate via e ci avessero lasciati soli, mai avremmo potuto assaporare il gusto forte in bocca della libertà.

Che poi penso che quella che è passata al lavoro, quella tipa che guardava, che zoccoleggiava mentre il ragazzo le dava le spalle per comprare un pacchetto di Marlboro Rosse pacchetto duro, quella tipa che zoccoleggiava e che mi guardava come per dirmi - Tu lo sai no, già lo sai che io sotto questa maglietta, che una volta me lo avevi pure detto, lo sai no che sono fatta in un modo che ti piacerebbe e una volta mi avevi fermato in mezzo alla strada per dirmelo - e me lo diceva in silenzio, con lo sguardo, con il ragazzo di spalle e mi aveva fatto pensare a una cosa e allora avevo sentito forte in bocca il gusto della libertà.

Che poi cosa zoccoleggi con lui a mezzo metro non ho capito

Vomito prima di tornare a casa, vomito in pineta. Mio padre mi chiede come mai mi sono alzato così presto, vado a dormire.

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lunedì 13 luglio 2009

Mmm Cherì






Ci fermiamo in spiaggia, in questo lido che puzza di creme abbronzanti e sembra una delle spiagge di quelle riviere del Nord che sempre abbiamo odiato quando stavamo nella penisola. Uomini neri come africani e lucidi come pentole appena comperate e donne nude fino al possibile, con fili di plastica che spariscono chissà dove e musica da discoteca e acqua ghiacciata in questo angolo di terra. Mmm c’est pas possible mon Amour

Boschi di ginepri e massi e terre umide di pioggia e asfalto fuso e cinghiali e capre e agnelli abbiamo incrociato con la nostra Jimmy e droghe e alcol e medicine a cazzo di cane con in testa l’ex fidanzata ora sempre fidanzata, solo con un altro, solo questa è la differenza.

Se solo riuscissi a resistere quando mi passa davanti con quel costumino bagnato, se solo smettesse di sorridermi, di guardarmi in quel modo, di tenere due dita sotto il laccio del bikini mentre mi parla mmmmMon Cherì

Acqua gelida e trasparente come il suo costume, torniamo indietro dalla nostra passeggiata.

Io mi ricordo che certi giorni, quando la guardavo e sapevo che non sarei mai diventato un uomo, quando la guardavo e sapevo che una donna ad un certo punto lo vuole un uomo, vuole che quello che ha accanto possa sembrare un cucciolo di uomo diventato adulto, che dia l’impressione di saper cacciare, di sapersi difendere da solo, io mi ricordo che in quei giorni lo sapevo che non avremmo diviso la noia di un rapporto duraturo insieme.

Sarà l’estate, il mare, sarà la musica stanotte ma non riesco a togliere lo sguardo dal suo viso e dal suo culo, secondo che lato mi offre.

Ah lo so che non sono un uomo, che non lo diventerò mai, che quando racconto dei miei 28 anni mi guardano strano. Ah no che non sono in grado di affrontare la serietà di certi argomenti, ah lo so che non ho una fidanzata, un lavoro come si deve, una casa come il tuo lui, che non le so risolvere certe questioni, sembrare adulto vicino al tuo giovane anziano. Maledetta maturità che non arriva, quando imparerò a incazzarmi per il lavoro, per lo sportello dell’automobile graffiato, quando inizierò a vestirmi Just Cammelli, frequentare le Maldive, certi locali di certi posti. Quando imparerò a parlare di argomenti che ho letto cinque minuti prima per mostrare agli altri la mia immensa cultura. Mmm

Io la guardo e lei mi guarda ed io la guardo.
Lei mi guarda ed io la guardo e lei mi guarda poi schiude le labbra dolcemente
– Tu menerve –
Che poi è la stessa cosa che potevo dirle io, se solo non m’avesse anticipato. Ridiamo, io la guardo, lei si avvicina

– Oh c’est possible? Lucà? –
- Oh me oui je suis Lucà – ride

Che poi lui, il suo compagno dico, il ladro del suo cuore poi, neanche mi sembra così contento di vedermi. Allunga la mano, la stringe forte, ma così forte che quando la molla la scuoto un paio di volte per riattivare la circolazione. Io lo guardo e lui mi guarda ma non abbiamo un cazzo da dirci, allora gli sorrido dolcemente e lui la prende come una provocazione. Sgancia un destro mi butta a terra poi s’allontana. Sento il sangue sul labbro, sento caldo il sangue bagnarmi la lingua. Io la guardo, si allontana con lui, andando via mi offre la sua parte migliore, si gira e mi sorride Mmm Cherì j’ador..

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sabato 4 luglio 2009

Ciao


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mercoledì 1 luglio 2009

Sto bene, grazie

Mi lascio andare alla barba che non mi faccio, questa sera, in attesa che uno dei suoi due piccoli piedi varchi la soglia della mia casa spartana.

Dovrei baciarla, invece aspetto un attimo perché niente sia banale o scontato. Ho già deciso di baciarla ma devo fare in modo che non lo capisca. Mi agito, passeggio avanti e indietro mentre le parlo, sembro preoccupato, agitato, scosso, confuso. Quello sempre. Problemi forse. Mica il suo culo, altre cose nella testa, altre. Volgare.

“Ci pensi ancora a lei?”
“A volte, capita”
“Che significa, io ti ho fatto una domanda precisa, quello che mi interessava sapere è come la pensi, in che termini, stai male quando la pensi?”
“A volte, capita”
“E quando stai male ci sono dei motivi particolari per cui stai male”
“ No, forse, credo ci sia più di un motivo”
“Vorresti vederla?”
“Un giorno forse”
“Vedi lo sapevo, si capisce che la ami ancora, che non ne sei uscito, vive nei tuoi ricordi, nei tuoi pensieri, è sempre lì”
“Ci conosciamo da ieri io e te”
“E allora?”
“Tra due ore sarò stanco di questo interrogatorio, preferisco essere condannato e scontare la mia pena subito, mi costituisco”
“Non si può mai parlare seriamente”
“Ci conosciamo da meno di 24 ore”
“E in queste 24 ore non abbiamo mai affrontato un discorso serio”

Mi condanno per non averla baciata subito, per non averci fatto l’amore per poi dirle sconsolato “Domani mi alzo presto, sai il lavoro, sai gli impegni, sai le interviste, devo portare il cane a fare la pipì, mia nonna è sonnambula ogni mattina alle 4 devo alzarmi per recuperarla dalla strada”

Merito queste domande a cui non so cosa rispondere, le persone hanno bisogno di certezze. Non mi voglio fidanzare, grazie, non voglio alzarmi e chiedermi dove sei né voglio che tu ti chieda dove sono io. Non voglio sapere chi è quel collega che ti tampina di messaggi, non voglio essere obbligato a visitare tutti i negozi di scarpe del centro e fare su è giù con la testa mentre mi chiedi “Ti piacciono?” quel paio che non ti farei mettere neanche stessi recitando in una storia scritta da Moccia.

Non voglio essere costretto a vedere i Cesaroni a letto, né Uno né Due Posti al Sole, non mi interessa se il capo si scopa la collega, non voglio che l’Ikea sia l’unica meta delle nostre passeggiate domenicali, lo so che il tuo ex ha voglia di incontrarti e che tuo zio tiene tanto che Natale io lo passi con la vostra famiglia.

Mi dispiace un sacco se la tua amica ti ha detto che con quel vestito non stavi poi così bene. Chi è che ti fa più complimenti di me? Lo so che non ti capisco abbastanza, so che se ci lasciamo la colpa e di entrambi non ti preoccupare. Lo so che con il mio stipendio possiamo campare al massimo due ore, che in un aperitivo ho finito tutti i miei risparmi, so che dovrei rifare il letto prima di uscire.

Non lo so che intenzioni ho, lo so che dopo un tot di anni bisogna sposarsi, so che lo dice sempre tua madre. Mi sono accorto che hai tagliato i capelli, solo non ho fatto in tempo a dirtelo. Si da qualche tempo ci sono più silenzi tra noi, ci sarebbero se solo stessi zitta. Se mi tradisci è perché ti ho trascurato non perché sei zoccola lo so, se tu mi lasci poi non torni indietro. Non lo so che intenzioni ho.

“Sto bene, grazie”

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martedì 30 giugno 2009

Qua qua qua



“Mi manchi, certi giorni, quando proprio non ho un cazzo da fare mi manchi ancora”

“Non ti amo certo, però sei stato importante, il primo a sbagliare certo, io l’avevo detto che dovevo pensare a me stessa, il lavoro sai, la rete di conoscenze nuove sai, quella persona che occupava il mio tempo, il guardaroba cazzo, avevo da rifarmi tutto il guardaroba, cosa pretendevi, che andassi a lavoro tutte le settimane con le stesse scarpe?”

“Il mio nuovo fidanzato si che mi capisce, alto, moro, piacevole. Sono stata a letto con quel mio ex prima, l’ho dovuto fare, mi ha ospitata a casa sua e non sapevo come ringraziarlo. Dopo con il tempo ho trovato l’amore. Sono incinta. Ti ricordi l’ultimo regalo che mi hai fatto? La tutina per neonati? Finalmente mi serve a qualcosa, mi sembrava così inutile, uno sforzo sovraumano per sorriderti e dirti che mi piaceva. Almeno adesso mi serve a qualcosa. Era come un portacellulare senza Nokia dentro insomma. Ora si invece. Lui è Sandro, il mio compagno”

“Ora si che sono felice, rido come una matta. Sembro una pazza, faccio un sacco di cose strane, le risate, tu non immagini le risate che ci facciamo con le mie amiche e il mio compagno certe sere”

“Una volta abbiamo fatto molto tardi la sera, siamo stati sulla spiaggia in cerchio, abbiamo discusso dei problemi della vita, il caro dentisti, creme abbronzanti, la seconda guerra mondiale, quell’altra guerra..come si chiamava quell’altra guerra? Non mi ricordo se terza o prima, ma finiva sempre con guerra mondiale, questo lo ricordo, ne sono certa, perché mi ero detta che se ricordavo l’ultimo pezzo poi dovevo solo cambiare il primo, mannaggia”

"Io e Sandro siamo molto rispettosi l'un dell'altro. Ognuno i suoi spazi, io il pomeriggio gli faccio guardare uomini e donne e lui la sera in cambio rinuncia a sarabanda per farmi vedere Un posto al Sole. E' molto dolce, ogni sera, prima di andare a dormire prepara la camomilla, come la fa lui non la sa fare nessuno. Io penso, lui non me lo ha mai voluto confessare, ma io credo che il trucco stia nel modo in cui scuote la bustina prima di bagnarla nell'acqua bollente. Noi facciamo la camomilla solo con la Ferrarelle sai? Tu come va? Sei sempre senza soldi come prima? Povero, dalll'aspetto direi di si, non è cambiato tanto vero? Vedrai che arriverà il tuo momento"

"Non siamo sposati, crediamo molto nel matrimonio e appena ereditiamo dal padre di Sandro quella villetta poco fuori città. Appena prendiamo possesso della nostra tana allora pensiamo di consacrare il nostro amore"

“Vorresti essere il mio testimone? Dovresti vestirti in un certo modo però, magari ti puoi fare accompagnare da Sandro, lui si che ne capisce, abbina sempre calzini e mutande, oggi per esempio li porta verde incredibile Hulk, se vai con lui stai sicuro che non ti fa sfigurare, Sandro ti andrebbe?”

“Perché vai via? Dove vai? Luca? Ehi dove stai andando?”

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lunedì 22 giugno 2009

martedì 9 giugno 2009

Blog in Vacanza


Il Capitano sardo ringrazia chi ha letto per la pazienza, chi ha commentato per la cortesia, i protagonisti delle storie, quelli che hanno agitato la sua realtà per diventare fantasia sotto forma di racconto.

Il Capitano sardo ringrazia i sogni che riempiono le sue ore, chi gli permette di non crescere troppo velocemente, chi non rispondendo mai alle domande gli consente di continuare a cercare le riposte.

Il Capitano sardo ringrazia chi gli ha spappolato lo stomaco e chi gli ha addolcito le giornate, che nel bene o nel male, gli ha comunque consentito di scrivere.

Ringrazia gli amici, quelli veri e le amiche poi le donne che popolano la sua testa e quelle che l'hanno popolata in precedenza.

Il Capitano sardo ringrazia la sua Isola, la sua Casa e chi ha la pazienza per crederci ancora..

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sabato 6 giugno 2009

Solo se immagini di volare


All’orizzonte è solo mare. La vita è soltanto un viaggio in cui le donne si fanno troppe domande. La vita è un viaggio in cui le donne chiedendosi se fanno bene o male finiscono per non fare niente. La vita è soltanto un viaggio in cui gli uomini, se aspettano che le donne finiscano di farsi domande, aspettano un treno che non passerà mai.

Sono seduto sulla riva di quest’isola e guardo il mare e penso che per me lei è bellissima. Mia madre dico. E’ bellissima quando ride di gusto, quelle poche volte che ride di gusto e glielo si legge negli occhi, nei suoi splendidi occhi le si legge quell’attimo di felicità eterna. Eterna in un solo attimo mia madre. Un brivido per cui vale la pena vivere quell’attimo.

Sono seduto sulla riva di quest’isola e sento gli schizzi del mare sui piedi nudi e la sabbia tra le dita e il sole batte forte mi saluta e si nasconde. Arriva la sera. Va a riposare il sole, saluta e si nasconde dietro le nuvole. Tra cento anni un uomo, seduto sulla stessa riva penserà le stesse cose. Potesse leggere queste poche righe riderebbe della vita che si ripete, dei pensieri che tornano, negli stessi uomini, reincarnati in corpi appena nati.

La luna ha mangiato tanto questa notte. Grassa grossa luna bianca a illuminare il mare. L’amore è una storia sentita che ci piace riascoltare. L’amore è una favola raccontata ad un bimbo che ci sa credere. L’amore è una stella per l’uomo che immagina di poterla afferrare. L’amore è un bimbo che chiude gli occhi e immagina di volare. Non avere paura dell’amore, chi vive per se muore nell‘illusione di essere diventato qualcuno..

Stolto quell’uomo che non ha il coraggio di porsi delle domande. Bisogna interrogarsi e poi vagare per il mondo a cercare le risposte. Il senso cerco, il senso mentre mi guarda distante qualche metro. Non conosco che i suoi occhi, splendida creatura uscita dal mare questa notte. Era dentro il mare a cercare le sue risposte. Dal silenzio degli abissi è uscita fuori una splendida creatura, è passata ed è andata via. Persa in mezzo al buio.

Le parole di una donna sono solo musica per ingannare il tempo se non sai leggerla negli occhi. Lo sguardo è il diario di una donna persa nei suoi pensieri. Una volta mi piacerebbe uscirci e scoprire i suoi segreti. Quanti segreti nascondi? Se solo potessi scoprirlo, se solo potessimo vederci una volta, una volta sola in mezzo a questa spiaggia amore. Se solo uno, uno solo sapesse con chi sto parlando un giorno forse, potresti perfino venirmi a trovare amore.

Certe donne quando fanno l’amore sono esplosioni d’istinto, feline a caccia di piacere certe donne, quelle che smettono di farsi domande a momenti per respirare la vita, per avere qualcosa da raccontare al cielo. Quelle che mordono come dovessero farsi i denti. Quelle che per un momento non esiste la ragione. Quelle che peccano per il gusto di sbagliare. Splendide creature illuminate dalla luna, certe donne.

Quante volte, guardandoti alle spalle hai pensato - Se potessi tornare indietro..- Starai in silenzio, quando in cerchio, sopra una nuvola, ci racconteremo le stronzate fatte in questa vita? Voglio correre e sentirmi libero una volta soltanto, una volta ancora soltanto, non sarà certo il dolore a togliere il gusto ad una vita.

Il mio angelo è andato via per indicarmi la strada dal cielo.

Sei ancora in tempo, se vuoi, per tornare bambino e fare tutto quello che non hai mai avuto il coraggio di fare. Ci troveremo in cerchio, sopra quella nuvola, a raccontarci le stronzate di una vita. Il bagno nudi in quella notte, zingari senza paura, vagabondi in cerca di emozioni forti, dieci anime vestite solo della vita. Ricordi?

Sono uno zingaro sardo sulla riva di quest’isola magica in contemplazione del mare, mi cibo di silenzio, delirio e sogni questa notte. Poi torno a casa e scrivo, accanto a mia madre, in un attimo di eternità.

Sorridimi ancora una volta.

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giovedì 4 giugno 2009

Ola Chica


Mi cibo di musica in questa sera perversa di inizio giugno. Prima di uscire. Tango e trinciato questa sera Dio. Tango, trinciato e ossigeno questa sera Dio.

- hola – mi verrebbe da dirle – hola chica – mi verrebbe da dirle questa sera. Poggio il braccio fuori dal finestrino e la vedo sfilare intorno alla macchina la mia Chica di questa sera. – Ojj, ojj como estas niña en esta cálida noche – mi verrebbe da dirle alla mia chica di questa bollente notte romana - como estas en esta cálida noche ? – e l’immagino fumare, vestita soltanto della sua pelle, sotto una quercia a ridosso della spiaggia della nostra lontana isola. E l’immagino fumare e non c’è bisogno nemmeno di una parola.

Parla poco, guarda il vuoto, alza la testa e manda il fumo verso il cielo, sospira, si avvicina, mi bacia, - me gusta aqui - Labbra di passione, labbra venute da lontano per regalarmi questa notte, labbra calienti questa notte chica. Si sposta e fuma ancora.

Il sole ha lasciato la scia in questa giornata per farci sudare, ma è la passione a farci mancare il respiro. E la gelosia a farci mancare il respiro questa notte – Non andare via Chica, mia soltanto per una notte Chica -

Una volta, la prima volta mi aveva raccontato la mia Chica di aver percorso Il Cammino di Santiago di Compostela, e ad ogni passo, ad ogni passo aveva parlato con Dio e neanche stavolta lui, neanche questa volta aveva voluto risponderle. Era arrivata stanca e incazzata e aveva deciso di peccare per il resto dei suoi giorni. Chica infernale la mia Nina di questa sera che ha peccato e vuole peccare per il resto dei suoi giorni.

- Questa stanza è il nostro Messico nina – dico – questa stanza brucia come il Messico certe estati – dico mentre la mia Chica sfila la gonna e si presenta vestita soltanto dei suoi occhi. L’estate è bellissima certe notti. La vita non riesce ad aspettare, ti sbatte contro in un frontale certe notti di questa estate. La senti prender fuoco dentro, certe notti. Brucia di gelosia questa notte. Nessun argentino potrà portarti via, questa notte – Chica -

La mia zingara piangeva certe sere. Piangeva ed era inconsolabile. Frustrata dal destino che non sapeva manovrare. Piangeva e per consolarla la prendevo tra le mie braccia. Io per asciugarle le lacrime, l’altro per un altro motivo che in questo momento proprio non riesco a ricordare.

- Non me matar por favor – dico. Fuma e chiude la porta alle sue spalle.

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martedì 2 giugno 2009

Questa è la nostra storia


Ci trastulliamo nella notte per le vie bagnate della città eterna noi tre pirati senza un porto che possa farci attraccare almeno per una notte. Fosse anche per una notte soltanto. Tempesta di mare in questa sera di navigazione ciurma, tutti ai propri posti ciurma questa sera è il mare di Trastevere che dobbiamo affrontare, poi tutti in cabina State of the Play ciurma, State of the Play stanotte.

Attracchiamo porti di pirati mercenari venuti da lontano per gettare l’ancora nel nostro fondale preferito. Attracchiamo su porti di altri pirati per poi lasciare spazio quando il sole e il mare piatto come le vite di alcuni ci consentono di riprendere la navigazione verso altri porti, verso altre mete, verso altre avventure.

Frequentiamo donne che si illudono di poter stare al timone ma siamo noi ad issare le vele – Tutti a babordo pirati che chi e' padrone del mare, e' padrone della terra, pirati. Due capitani mandano la nave contro lo scoglio pirati, uno è sempre di troppo pirati se vogliamo salvare la nostra scialuppa, uno lo dobbiamo eliminare. Cibo per i cani dei nostri oceani. Cibo per pescecani il capitano di troppo deve diventare, in pasto alle donne dei nostri mari.

Frequentiamo donne che sono squali incontentabili e che sotto un tetto di stelle ci chiedono la luna. Donne che salpano da una nave all’altra, donne che tratteniamo e donne a cui sciogliamo le briglie per poterci accovacciare a Poppa e ammirare liberamente l’orizzonte tra pirati.

Niente ci stupisce, conosciamo i nostri mari. Illuso chi pensa un giorno di poterci veder naufragare. Pattiniamo sui nostri mari. Danziamo sui nostri mari in cerca di un isola che per una notte, fosse anche per una notte soltanto, possa diventare la nostra isola.

A notte tarda siamo ancora svegli. A volte parliamo. A volte sono solo lunghi silenzi ascoltando il rumore del mare. Non abbiamo bisogno di parlare sempre. Il silenzio non è imbarazzo, il silenzio ci aiuta a concentrarci sulla nostra rotta e se domani, se domani una delle nostre donne dovesse finire nelle mani di Pirati maldestri, zingari del mare affamati di carne, tirate fuori gli uncini, fate paura al nemico, poi lasciatele andare. Abbiamo un isola da raggiungere, questo è il nostro destino pirati di questa nave, questa è la nostra storia..

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lunedì 1 giugno 2009

La mia famiglia Erasmus



Vivo a Roma. Vivo a Roma con il mio amico Matteo e sette ragazze erasmus. Tutti in una casa. L’abbiamo presa vuota e arredata con mobili di fortuna. Abbiamo fatto il giro delle case, conoscenti e non, e abbiamo raccattato tutto ciò che in quelle case era di troppo. C’è sempre qualche credenza, qualche comodino, qualche poltrona nei ripostigli dei palazzi di cui le persone non sanno come liberarsi. Io e Matteo, pirati di una città presa in prestito, abbiamo liberato quelle case dal superfluo rendendolo indispensabile per la nostra casa.

Il valore è sempre relativo. A volte mi sono innamorato di donne che per altri che ci erano stati non avevano avuto nessun tipo di senso. Con me erano diventate preziosissime e viceversa a volte ero stato con donne preziosissime per altri e di poco valore per me. Non mi ci ero legato, non ci legava niente e ognuno per la sua vita, ognuno per la propria strada anche mentre facevamo l’amore con quelle donne. Mai ci eravamo fusi l’un l’altro. Mai mi erano rimaste marchiate sulla pelle, mai come altre che ancora bruciano negli angoli del mio corpo.

E’ così un po’ per tutto. Chi per esempio guardando una stella cadente ha mai espresso il desiderio di una tazza del cesso nuova? A me è successo. Ogni volta che mi ci sedevo dopo colazione, dopo il caffè della mattina, ogni volta mi si incastrava un pezzo di coscia nella tazza rotta e nessuno può immaginare che male e che fatica non potersi rilassare e dover cagare ogni volta rigidi e con l’ansia che con una mossa sbagliata mi si sarebbe incastrata un pezzo di carne in un pezzo di tazza. Ah come l’ho desiderata quella notte di stelle cadenti la mia nuova tazza del cesso. Ah come mi sono rilassato poi con giornali e riviste e la schiena rilassata quando l’ho cambiata.


Le ragazze sono tutte fuori oggi. Alba, Nayara e Imma le spagnole, Ana e Joana le portoghesi, Magda la Polacca e Alessandra la Brasiliana. Matteo ha fatto l’amore con Imma e Joana. Io ho perso la testa i primi giorni per Alessandra, ci ho dormito insieme e mentre stavamo per fare l’amore, mentre era nuda e stavo per entrare dentro di lei era entrata Magda ubriaca come una bottiglia di vodka e si era sdraiata accanto a noi. Io e lei nudi e Magda vestita accanto a noi. Non aveva più voluto far l’amore, si era girata e si era messa a dormire. Non ho più avuto molta simpatia per Magda da quel giorno, lei non lo sa, ma un pochino la odio per quella sua inquietante precisione nell’essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se ho fame la trovo ai fornelli. Dopo la mia colazione occupa il bagno. Se devo leggere strimpella il pianoforte.

Tutte le notti aspetto che si addormenti e poi la sveglio per darle la buonanotte. Lei mi dice grazie poi appena esco fuori dalla porta sento – Fuck – e vado a dormire più sereno.

Mi trovo a letto con una donna che non è la mia donna. – Domanda tecnica – mi dice – Il preservativo? – mi dice e mi sento un coglione quando mi accorgo che l’ho regalato a Matteo.
- E no –
- Allora niente – mi dice – Però possiamo fare altro – mi dice, infila i vestiti e tira fuori una scacchiera di quelle piccoline con le pedine calamitate. Niente sesso, giochiamo a scacchi. – In fondo era da tanto anche che non giocavo a scacchi – penso per consolarmi.

Quella ragazza che qualche sera prima mi aveva chiamato e guardandomi con gli occhi che sembravano quelli di mia nonna l’unica volta che l’ho vista piangere. Guardandomi con quegli occhi e abbassandoli a tratti mi aveva detto due piccole bugie in serie. Non le avevo detto che sapevo da dove stava arrivando. Non gliel’avevo detto per non metterla in imbarazzo. Eppure lo sapevo. Ma non aveva molto senso spiegarglielo in quel momento.
Certe donne quando ti dicono una bugia poi per sentirsi meglio si convincono di aver detto la verità.

Vado a svegliare Magda poi crollo cullato dal vento di questa notte..

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domenica 31 maggio 2009

To be continued



Una bimba di un paese caldo. Una calda bimba di un paese lontano mi ha raccontato la sua storia in una notte di primavera bollente e mentre i tram ci passavano accanto fumavamo trinciato e guardavamo le luci delle macchine bianche e rosse come il tramonto. Meraviglie strappate alla natura quei colori nella notte.

Lei mi chiede che cos’ho e sorrido – Hai visto quanta gente? – dico – Hai visto quanto è starno oggi? – e mi sorride come ogni volta che cambio discorso, come ogni volta che vuole parlare di cose serie e non mi va, come ogni volta che sento il vento e lascio che la barca vada dove deve andare, come ogni volta che non cerco di cambiare direzione.

E non è che non voglio rispondere, ci saranno altri momenti, altri momenti ancora per rispondere ad ogni domanda, di solito le faccio io, di solito me le faccio da solo le domande.

Le passo la mano tra i capelli ma non vuole la bimba non vuole proprio che le si tocchino i capelli e mi prende la mano e alcuni mendicanti lottano con la fame accanto a noi, non con la monotonia certamente. Con la monotonia ci sta convivendo il ragazzetto con la Porsche sulla strada accanto. Braccio fuori dal finestrino, occhiali da sole in testa, portafoglio gonfio e un cazzo da fare per il ragazzo che da venti minuti guarda le ragazze passare dall’abitacolo della sua macchina. – E se non avete una moneta o un gelato o un panino – ci dice il mendicante - almeno una sigaretta datemela – che una vita senza vizi e come l’amore con il preservativo certe notti, come l’amore con l’impermeabile gli sembra questa notte senza sigarette al nostro mendicante della nostra piazza e chissà cosa chiederebbe a Dio se stanotte potesse esprimere un desiderio – Una pizza – gli chiederebbe e buonanotte Dio che a domani ci si pensa al risveglio, al domani ci si pensa domani Dio.

Il Capitano cresce a pane e storie di una sera. Storie di passeggiate lungo la città eterna e storie di chiacchierate e discussioni e amori mancati e amicizie cresciute. Il Capitano cresce è sbarca sulla riva dell’Isola che c’è insieme ad una ciurma di una ventina di Pirati affamati della sera..il Capitano ringrazia sentitamente tutta la ciurma..senza di loro l’isola non l’avrebbe mai potuta conquistare..E ancora..Buona navigazione a tutti..to be continued..

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martedì 26 maggio 2009

Inventandoci Giornalisti







Una settimana. Sette giorni di notizie e insulti dei redattori capi ed errori e accrediti stampa e interviste e insulti ancora. Soprattutto insulti. Più insulti che notizie, sempre più quelli per il momento.

E divertire ci divertiamo io e Sberla e poi con Pippo all’Euro Beach Soccer con il Pass da giornalisti e la canotta da fotografi e tutte quelle bevande gratis calde, caldissime sotto un sole che non lascerebbe scampo neanche alle lucertole. Coca cola light e frutta fresca sono il premio per quattro ore di ammuffimento da calore. E i culi poi, tutti quei culi delle ballerine che mi vedo costretto ad inventarmi fotografo ed entrare dentro il campo per prenderli bene – Sono il fotografo del messaggero – dico e non devo sembrare credibile quando infilo la canotta al contrario e per toglierla devono venirmi in soccorso. Questo ed altro per i culi che, si sa - fanno vendere più delle guerre - dicono in redazione.

E poi l’intervista a Faletti con Sberla, con il compagno Sberla, il pirata della notizia Sberla e Ancelotti poi in mezzo alla stampa vera, quella vera stavolta – Che cazzo ci facciamo noi qua dentro? – Niente ci facciamo, ci accreditiamo , facciamo il pezzo, lo proponiamo e ci ciucciamo il libro autografato gratis. E il primo pezzo sulla carta stampata poi. Piccolo a dire il vero, piccolo e insultato a dire il vero – Schirru è convocato in redazione per le 18 – dicono – l’Uefa ha mandato un fax perché lei ha scritto che i gadget sono cari e a l’Uefa non risulta – dicono. E Aldair poi e le dichiarazioni anti Sensi e i lanci di Pippo all'Ansa - Aldair ha detto che i Sensi devono andare via? Sti cazzi - è la risposta - Cazzi suoi - è la risposta dell'Ansa all'imperdibile lancio di Pippo.

E poi noi che ci divertiamo certo, così ci divertiamo, pirati della notizia senza una donna al seguito, piene le giornate pienissime anche senza una donna fino a sera, fino a quando a letto non ci resta che immaginarla fino al mattino, poi è l'ora di ripartire. La notizia inseguiamo, solo la notizia, pirati in cerca di nuove storie. Niente siamo, niente è nessuno siamo, eppure stiamo bene adesso..noi pirati di una redazione che pensa di farci campare d'aria in eterno.

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domenica 24 maggio 2009

Amore eterno



Certe sere di afa e caldo appiccicoso e sudore e alcol e vestitini leggerissimi di Maggio. Di sguardi e parole e fantasie non dette certe sere in cui è sottilissimo il confine tra amicizia e sesso e amore di una notte soltanto. Certi amori si tatuano nelle vene in una notte soltanto.

Certe sere dopo che tutto è cambiato, certe parole le ha portate via il vento e il tempo e non hanno lasciato che un livido alle loro spalle, un livido e una cicatrice che resterà per sempre, fino a che il corpo non sarà martoriato dalle esperienze e dalla gioia e dalle delusioni e dalle emozioni di una vita.

Quando rientro a casa trovo il cane a leccarmi tutto e pile di piatti a farmi ‘ciao ciao’ dal lavandino. – Avrei preferito una donna – penso – a farmi ciao ciao – penso davanti ai simpatici piatti incrostati dei miei coinquilini. E neanche il cane nell’arco di tutta la serata avrà il buon senso di mettersi i guanti e svuotare il lavello.

Mi mancano quelle chiacchierate sulla spiaggia, illuminati dalla luna, quelle con la sabbia fresca sulla schiena, quelle lunghe a volte inutili ma sempre sincere e spontanee esaltazioni della realtà in riva al mare nelle notti d’estate.

Fidarsi sempre delle persone, dargli un’altra possibilità, anche quando ti deludono, quando pensano solo a proteggere se stesse e il loro ego e la loro voglia di sentirsi bene, sempre e comunque, a discapito di tutto e tutti. Questo si avevo smesso di farlo. Selezione all’ingresso prego, esagerata concentrazione di egoismo all’interno del locale da quando una sera di qualche tempo prima qualcuno aveva dato il là alle esperienze ‘uno per me e tutti per me’.

Adoro quell’attimo in cui, baciandola, il respiro le si fa pesante, quando si gira nella notte, chiude gli occhi poi con uno solo controlla se già sto dormendo e mi prende la mano e la stringe e la tira verso se fino a quando non mi sveglia. Quando sento il suo cuore pulsare forte, poi piano, poi forte e mi sembra impossibile – impossibile – possa essere durato una notte soltanto. Forse è proprio questo il segreto, solo se durano una notte soltanto, certi amori, possono restare eterni.

Prima di dormire ci sono due cose che mi chiedo. La prima è perchè non ho soppresso l'anziana signora che dopo avermi fissato 10 minuti la mattina alle 7 sotto casa mi ha detto - Stò a guardà come sei combinato. La seconda è - perchè se questo simpatico cane elefante di 70 chili è loro sta beatamente dormendo nella mia stanza? - Mi addormento prima di riuscire a darmi delle risposte.

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mercoledì 20 maggio 2009

Io non lo tradirei mai


- Scrivi bene si, scrivi bene ma ci vogliono le palle per fare questo mestiere, per alzare la testa ogni volta che chi ti sta sopra vuole esercitare il suo potere su di te, vuole sentirsi ancora più importante, vuole vedere la paura sul tuo viso –

- eeeevaffanculo – penso – maaavaffanculo – penso - a questi giornali schiavi del potere. Volgari imitazioni di quello che dovrebbe essere un giornale, burattini al servizio di chi li gestisce. Niente di più. Schiavi questi giornalisti, schiavi di un mestiere che non esiste più – penso e tiro la penna come fosse un sigaro e aspetto che mi mandi un messaggio la ragazza di ieri. Mora, capelli corti, carisma e occhi di passione, quella ragazza che ieri ha rubato il tempo della mia notte.

Non squilla il telefono stasera, non squilla e mi sento triste e vorrei lo fossero le persone che incontro per la mia strada – Che cazzo avete da ridere – penso – che cazzo ridete mentre soffro le pene della passione. Solo. Solo come mi trovo in questa calda notte di Maggio. Roma infuocata dal sole, io dalla passione – dove sei Zingara di una notte? Dove ti ha portato l’istinto questa sera? – chiedo a me stesso e a chi incontro, silenziosamente lo chiedo, con gli occhi lo chiedo. Nessuno si cura di me, nessuno a San Giovanni si chiede che problemi possa avere un pirata sardo in cerca di emozioni per le strade della Capitale.

Mi chiama Alice, la cameriera Alice vuole uscire con me stasera che tanto – Lui non c’è, è fuori per lavoro – dice – e poi è un po’ che non ci vediamo – mi dice – e dato che lui è fuori – mi dice

Scorre la città eterna, scorre alle nostre spalle mentre il motorino litiga con i sanpietrini - Maledette trappole per centauri e donne coi tacchi alti - Quando facciamo l’amore io e Alice. Le volte che lo facciamo lei ha sempre una buona parola per il suo uomo di sempre

– Sai io non gli farei mai del male, ho molto rispetto – dice mentre lascia scivolare i pantaloni nella mia casa nuova di San giovanni
– Quanto rispetto – dico – lo sento il tuo rispetto – dico – si tocca quasi – dico mentre fa scivolare le mutandine sul pavimento appena lavato della mia nuova casa di San Giovanni in Laterano Alice.
– Non capisco quelle zoccole dice – quelle zoccole che stanno con uno e..sai cosa intendo no? – dice Alice mentre con una sola mano – Ma come cazzo fanno? – con una sola mano slaccia il reggiseno color bordò motorino mio – Ma come cazzo fanno – penso – a slacciarlo così velocemente – penso mentre avrei altro a cui pensare a dirla tutta – ad altro dovrei pensare in questo momento –


Una volta. Una volta che proprio non riuscivo a slacciarlo per non fare la figura dell’imbranato le avevo detto che – è bello un po’ di mistero – avevo detto – se resti tutta nuda non c’è niente da scoprire – avevo detto. Solo Dio sa quanto avrei voluto prendere una tanica di benzina e bruciarlo quel reggiseno quella notte. Lei mi aveva guardato come un pirla – ecco ci vuole un attimo – mi aveva detto e avevamo fatto l’amore senza mistero per quella notte, niente mistero tutto scontato, quanto mi era piaciuto per una volta che tutto fosse così scontato.

Quando abbiamo finito di fare l’amore io e Alice, appena finiamo ricomincia a parlare di lui. Dei loro progetti, dei figli – Dove lo ritrovo uno così? E poi è fedele sai? Sono sicura non mi tradirebbe mai – dice Alice mentre si infila le mutandine nella mia casa nuova nei pressi delle Terme di Caracalla – Boh? – penso – ma che erbe prende? – penso ma è simpatica Alice. Adora i gatti e gli animali e pochi altri esseri viventi oltre al suo amore, l’amore che non tradirebbe mai, quello di cui parla in ogni attimo, ogni secondo, anche mentre si toglie e infila le mutandine nella mia nuova casa nel centro della città eterna.

Poi fumo tutta la notte, fumo dal caldo.

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Uno


http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=58963&sez=HOME_SPETTACOLO

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venerdì 15 maggio 2009

La cintura Just Tritolo




A Campo de Fiori oltre al Ferro c’è sempre anche l’altro ragazzo di colore che infila il dito nel culo del cane per fargli alzare la coda. E’ comunque meno nero del Ferro, maldiviano di Catania raccolto a Prati in una serata difficile e portato a vagare per il centro della città eterna a vedere – come vivono i pirati italiani -.

Scrivo per me a volte, per scrivere scrivo, per vomitare senza sporcare a terra scrivo amore, certe volte.

Noi pirati, arrivati da mari lontani e diversi, non abbiamo una metà da raggiungere, cavalchiamo l’oceano di Piazza Navona per il gusto del navigare insieme, pirati uniti da un’unica grande passione. – Una visione ormai, più che una passione –

Scrivo per ridere amore, dopo piango certe volte, resto serio, sorrido a volte. Scrivo senza pensare, sono le dita che volano sulla tastiera, libero il pensiero, nessuna gabbia quando scrivo, a volte soltanto, se proprio non voglio ferire.

- L’ ultima donna con cui sono stato mi ha chiesto di capirla, un po’ come la prima – dico – io mi ci sono impegnato per capirla, mi ci sono impegnato a fondo, ma come con la prima non ci ho capito un cazzo – Impossibile capirle certe donne, vivono incelofanate nel loro mondo certe donne e aspettano qualcuno trovi il coraggio di spogliarle di quella pellicola che le divide dalla vita.

Io lo guardo – per carità bello sei bello però respira che anche se ti spettini almeno poi puoi raccontarlo a qualcuno – penso. Movimenti lenti e controllati per il bello del Bloom, offre una spalla alla platea, sistema il ciuffo, poggia il braccio sul banco, finge una risata intelligente guardando il vuoto poi butta lo sguardo sulla sua preda. – Lui si che è bello. Se continui a non respirare e muori ti imbalsamiamo e ti usiamo come appendi abiti – penso

Scrivo certe sere prima di andare a dormire. Mentre la luna si sposta per accogliere il sole scrivo, butto la merda che c’ho in testa e vado a dormire leggero a quell’ora.

Mi guarda un po’ schifato il bello del Bloom. – Se solo avessi queste braccia – dice con lo sguardo – se solo Dio fosse stato più generoso con te – pensa – se solo potessi avere la mia cintura Just Cavalli con il marchio due metri per tre in vista che da sola occupa mezzo locale –

- Se solo la potessi avere pure io una cintura così grande – penso – piena di tritolo – penso – mi sacrificherei volentieri – penso – coglione – penso e gli sorrido in un cenno d’intesa a cui non risponde. Poco socievoli certi adoni del Bloom.

- Scrivo perché quello rimane Amore, quello sono sicuro che rimane, solo quello, Amore – penso prima di accucciarmi nel divano. Dormo nel divano stanotte, per cambiare, mi piace cambiare, dormire scomodo e svegliarmi indolenzito. Noiosa la comodità a volte, troppo noiosa – Sogni d’oro – dico e svengo.

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martedì 12 maggio 2009

Friendly un cazzo


- No, non hai capito, non è che non sono multi orgasmica, io non sono orgasmica proprio capisci? Il nulla, è come quando ti svegli con il braccio addormentato e non lo senti la notte, uguale, entra ed esce ma è come se stessi guardando un film senza audio, non sento un cazzo -

Dice e mima con le mani i gesti di lui ed il viso che s’arruffa quando è eccitato – mi sembra che debba ringhiare, a volte mi aspetto che si metta ad abbaiare e mi morda pure, a volte – dice Naya e ride e a momenti si fa seria mentre racconta e guarda la luna quasi piena nel cielo della capitale.

- Mi piace come scrivi mi dice, mi piace ma non posso più baciarti – mi dice il mio raggio di sole la mattina dopo, così mi dice il raggio di sole di una mattina – mi piaci ma non ti posso baciare, la confusione, sai com’è la confusione e le altre cose. Non puoi mica sostituirlo quel mio vecchio amore, non puoi – e mi sembra di averla già sentita questa cosa e la guardo come un pesce guarda il mondo dalla padella, come un pesce lesso la guardo mentre penso che non si tromba mai in questa capitale – Non c’è gnocca per sardi – penso ed esco che non ho casa ancora. Non ho casa e ho le vacanze da fare a Roma – che culo – penso – le vacanze a Roma – penso.

Farò le vacanze a Roma sotto il sole bollente della Capitale, mentre branchi di compagni respireranno l’estate nella nostra isola e guarderanno le stelle e la luna seduti in spiaggia con una sigaretta in bocca, male che vada una sigaretta, e si racconteranno dell’inverno e delle turiste appena arrivate e di quelle con il culo alto e basso – Ma d’estate chi passa passa, l’importante è fare l’amore – come se l’inverno poi fosse molto diverso.

Arredamento spartano, 350 euro – leggo – affittasi camera, solo uomini, friendly – leggo – amichevoli? – penso.

- Mi piaci – mi dice Alessandro, fin troppo Friendly mi sembra il padrone di casa Alessandro mentre con un dito si arruffa i capelli e mi guarda – quanto sei Friendly – penso mentre mi dice che gli piaccio Alessandro padrone di casa esigente e corretto – La pulizia è importante – mi dice – la pulizia mi raccomando e tolleranza e silenzio voglio in questa casa per favore, il silenzio. Ti crea problemi l’arredamento spartano? –
- No se non cerchi di infilarmelo nel culo – penso – anche l’arredamento spartano – penso e sorrido – Ma va – dico – adoro gli arredamenti spartani –

- Poi – mi dice Alessandro e mi guarda e si arruffa i capelli e sbatte gli occhioni manco fosse Bamby, grandi occhioni azzurri da Friendly Alessandro – Poi – mi dice – quando prendiamo confidenza mi racconti cos’hai combinato nell’ambito del giornalismo – mi dice – io faccio Radio sai?-

- Hai capito il discorso Friendly? – mi dice e mima due virgolette con le dita delle mani, - Tra virgolette un cazzo – penso che mio padre neanche vuole che io sia troppo Friendly con gli sconosciuti – Certo che l’ho capito. Ovvio che l’ho capito dico – Voglio sia una casa molto libera – mi dice e per accontentarlo lo libero subito l’appartamento – Mi faccio sentire io –dico come il ragazzo di Naya prima di fare l’amore, poi niente, come guardare un film senza audio, non ha più sentito un cazzo.

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venerdì 8 maggio 2009

Isole pirati e zingare..


Non troppo tempo fa in una città di storia e sangue e gloria, in una grossa città capitale anche della mia isola, non troppo tempo fa in quella città ho incontrato una ragazza e cortesemente lei, molto cortesemente e gentilmente mi ha fatto assaggiare le sue labbra e cordialmente mi ha aiutato a slacciare un reggiseno che sembrava saldato e mi ha concesso di conoscere i suoi seni prima uno e poi l’altro e insieme anche me li ha presentati e quando stavo scendendo a conoscere anche il resto, proprio in quel momento quella ragazza mi ha guardato negli occhi un attimo, ha messo il reggiseno nella borsetta, ha infilato la maglietta si è alzata ed è andata – un attimo in bagno – mi ha detto. Sto ancora aspettando che ritorni.

Una volta una ragazza, una femmina di uomo in vacanza sulla mia isola, sulla nostra isola quella ragazza mi ha parlato di posti meravigliosi visitati con altri uomini e mentre mi parlava sulla spiaggia della nostra isola, quella ragazza avvicinava le sue labbra alle mie ed eravamo sudati e sentivo il sapore della sua bocca senza averla mai assaggiata e mi sembrava potessi farlo da un momento all’altro. Un mio compagno, quella volta, un pirata di quella terra antica e gustosa che e' la nostra isola, un mio compagno è arrivato proprio quando eravamo così vicini che già non riuscivo a controllare le mani, da quanto eravamo vicini già avevo la mano tra i suoi capelli ed è arrivato e qualche giorno più tardi mi ha raccontato che – scopa benissimo – mi ha detto quel pirata della donna che avevo voglia di baciare io quella notte, su quella spiaggia, sulla nostra isola.

Quella ragazza, quella che si è alzata per andare un attimo in bagno l’ho incontrata poco tempo fa – Hai fatto pipì? – mentre con una mano stringeva la mano di un ragazzo alto e grosso come una montagna, - Quanta pipì – le ho detto e non mi ha neanche risposto.

Una volta si che ci sono stato, una volta ci sono stato con una di quelle donne alte ed eleganti e perfette nei loro movimenti controllati e studiati la sera davanti allo specchio prima di uscire.

Una volta ci sono stato e la sentivo l’invidia delle persone che mi guardavano, miracolato da Dio accanto a quell’essere meravigliosamente bello e affascinante. E se solo avessero saputo quelle persone, se solo avessero saputo quanto mi annoiava quella perfezione e quell’eleganza e quell’attenzione ad ogni gesto ed ogni parola e quanto ho pensato alla mia Zingara in quei momenti, alla mia zingara così magicamente semplice la mia zingara semplicemente imperfetta e sorridente e gioiosa e attaccata alla vita, meravigliata dalla vita la mia zingara.

Amava far l’amore in ogni posto la mia zingara, in spiaggia, in acqua e sui tavoli di marmo d’estate all’aperto, quanto sono freschi i tavoli di marmo d’estate sotto il sole incazzato d’agosto, e i pavimenti tutti e i bagni e le poltrone e i divani amava la mia zingara e le scale per salire a casa e la macchina ovunque fosse parcheggiata in qualsiasi posto in qualsiasi momento l’amava la mia zingara.

E io pirata della mia isola, io pirata in cerca di nuove storie, io pirata del mondo con il cuore nella mia isola ho deciso di vagare per altre terre e navigare altri mari e affrontare le tempeste con la mia nave in cerca di una zingara che voglia conquistare un isola da vivere insieme a me..io la zingara e la nostra isola..

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mercoledì 6 maggio 2009

La ballerina



Certe ragazze, certe giovani donne dai corpi perfettamente dipinti sopra le loro anime bianche e rosse di passione, certe creature hanno sudato giorni e notti e mesi e anni per avere quelle gambe forti e agili e quella linee dolci nelle loro carni dolcemente muscolose e quando fanno l’amore, quando te le trovi sopra, meravigliosi sogni dai lunghi capelli raccolti in una coda, quando te le trovi sopra sembrano danzare coreografie immaginate dal cielo, certe ragazze.

Giovanni sta con le cuffie del suo lettore e della sua musica metal e legge libri di maghi e diavoli e dragoni e ogni tanto si gira e guarda Otero e gli ride in faccia per farlo incazzare e gli basta lo sguardo di Otero che se lo becchi in giornata bene, ma se gli parte la valvolina diventa come mille bisonti imbestialiti – e allora son cazzi Giovà, allora si che son cazzi e spera ti difendano maghi diavoli e dragoni, spera riescano a difenderti - dico

E io ho un dolore alla spalla, un dolore forte e fitte al braccio e al costato e penso che potrebbe essere un principio di infarto, maledetta paura di morire, e provo a respirare piano e forte e fare movimenti per vedere se mi passano i dolori e chiedo a Giovanni a chi mi devo rivolgere in questi casi - A un becchino - mi risponde e guardo il cielo e dico – A me sembra un po’ prestino – dico a qualcuno nel cielo – Non ti sembra prestino? – dico guardando il cielo io e la mia maledetta paura di morire prima del tempo. Non esiste un tempo. – Dio lancia le freccette e colpisce a caso poi chiede scusa quando arrivi alla sua corte -

Quelle ragazze dai corpi perfettamente dipinti e altre ancora che sembrano immaginate da Van Gog, due o tre pennellate a cazzo per loro, anime dolci e amare dentro corpi diversamente dipinti, quelle ragazze spendono e comprano e si circondano di oggetti e si compiacciono dei loro costosissimi acquisti come potessero portarli a Dio un giorno, quel giorno, quando i loro corpi saranno concime per la terra.

Otero avvisa per l’ultima volta Giovanni che gli ride in faccia e penso che alla prossima neanche Satana in persona lo salva, che quando si mangia le unghie così Otero, quando guarda il vuoto e si mangia le unghie e guarda Giovanni in quel modo pure Satana e meglio che si metta al riparo.

Presto una piccola creatura venuta dalla luce, una piccola creatura venuta dalla passione di una sera, dalla passione e dal rimorso e dall’agitazione di una notte folle e bugiarda, presto una timida anima venuta da quella notte guarderà il padre e la madre e penserà di essere nata dal loro amore e non saprà mai forse, mai potrà sapere che se solo poche settimane prima avesse avuto più coraggio quel padre, se solo la sua ballerina gli avesse detto di si e lui avesse avuto le palle che non ha mai avuto, allora quella piccola anima non sarebbe mai nata e lui avrebbe lasciato quella moglie sposata senza amore, perché – era ora di sposarsi e non potevo più tornare indietro – avrebbe lasciato quella moglie per la sua ballerina e sarebbe nata un'altra anima in un altro corpo, in un'altra storia. Siamo figli del caso – viviamo cullati dal caso – dice Giovanni e poi guarda Otero e ride e in un secondo si trova sdraiato a terra con Otero sopra – Ridi ora, dai ridi ora – gli dice Otero e giocano come due leoni che devono imparare a cacciare loro, giocano e ridono e sudano sotto il sole incazzato della nostra isola.

E mi fa male la spalla e tutta la parte sinistra del torace e - forse è un principio di infarto porcaputt - penso e guardo il cielo - e mi sembra un pò prestino per lanciarmi la freccetta - penso - e se anche mi chiedi scusa dopo, o mi spieghi - dico - non mi venire a dire che non hai mira dopo, statti fermo e prendi il sole e gioca a bocce - penso e guardo il cielo in questa splendida giornata di Maggio io la ballerina, la creatura nel grembo di una madre tradita e Otero e Giovanni che ci sono, nella mi testa ci sono.

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venerdì 1 maggio 2009

1/5/2009: il disegno



A volte il vento se le porta via certe anime e solo Dio potrà spiegarne il motivo un giorno, il senso del suo disegno, un giorno Dio magari verrà a spiegarcelo a noi che non sempre riusciamo a capirlo.

Il vento porta via anime giovani incastrate in corpi improvvisamente fragili ed ho la sensazione che le persone siano pronte ad accoglierla la morte in questo paese dannato e meraviglioso più che in altri luoghi, ed è una sensazione lo so, soltanto una sensazione nel silenzio del primo maggio, io e l’ape e la roulotte e jimmy e il formicaio e le nespole e i piselli e la mia sedia siamo rimasti soli ad ascoltare il vento e il mare e il volo confuso degli insetti e il volo danzato dagli uccelli.

Il vento passa e le porta chissà dove certe anime, passa e le fa scivolare via come lacrime il vento certe anime.

Qualcuno è riuscito a prepararsi prima al distacco, è riuscito a guardarlo dall’alto il disegno della vita e coglierne le sfumature e accettarne il gioco, accettarlo il passaggio, qualcuno è riuscito a farsi forza per accompagnare quell’anima insieme al vento.

Ho l'impressione né abbia capito il senso dietro l'apparente timidezza, sotto quell'immensa cupola di umiltà, che senza alzare i toni riesca ad insegnare un sacco di cose ho l'impressione, così mi è sembrato di leggere in certi suoi sguardi, in certi suoi sorrisi, in certi modi solo suoi di affrontare la vita..il primo Maggio di quest'anno..

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mercoledì 29 aprile 2009

Sottovoce


A volte ancora l’avevo pensata, con dolcezza a volte, come a un bimbo triste davanti ai miei occhi, come un bimbo a terra e una parete trasparente davanti, un muro di vetro a separarci, così l’avevo pensata.

Mi affaccio al balcone e la penso e penso a quando arrivava certe primavere, certe estati arrivava e mi portava via e mi sorrideva, verso il mare, lontano andavamo noi e i nostri segreti andavamo lontano, noi e il campeggio e la tenda e la sabbia e il mare e il sole a baciarle la pelle tutta, - il sole ancora può farlo – penso e guardo lontano nella direzione in cui andavamo io lei e jimmy e la penso, - quante volte hai pianto – penso alle volte che ci siamo abbracciati e il bene forte il bene che ci siamo voluti – amore – penso ora che niente sembra più portarmi indietro.

Che strano pensarci a quei segreti che si era portata via. E’ così che funziona? Le prendi e le porti via? sensazioni che non andranno perse, sensazioni che ci porteremo dentro e dietro con noi in un fagotto di emozioni. - Quelle non si perdono, quelle non si perdono mai – penso e rientro.

La casa vuota ormai e amici e parenti e coinquilini abdicati e io anche e i miei pensieri, non resterà niente, nulla resterà lì, in quella casa. Ne rancore ne amarezza a pensarci a chi mi ha parlato di educazione prima di andare via,certe signore di questo mi han parlato e mi veniva da ridere che con le parole siamo tutti buoni e gentili - posso fingere pure io se vuoi – avevo pensato prima di salutarla per l’ultima volta – ciao – le avevo detto poi soltanto.

C'era un buco nel cielo, un buco tra le nuvole e da li pensavo mi stesse guardando il mio angelo, un buco tra le nuvole per tenermi d'occhio aveva fatto il mio angelo, su nel cielo e con il pugno chiuso e con un solo dito, con uno solo passava il tempo ad indicarmi la strada.

Così che giravano le cose, sorrideva sempre il mio Angelo, mai e poi mai e poi mai sarebbe voluto andare via, con me voleva restare, un sorriso soltanto aveva lasciato..poi via, in alto, ad indicarmi la strada..sorridi diceva, sorridi e falla girare..



Sottovoce
Al mio Angelo

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martedì 21 aprile 2009

Sex and the dreamers



Siamo arrivati nella città eterna e ci sembra bellissima la composizione di pietre e storia e luci e clacson impazziti ogni alba di verde dei semafori e la figa in giro per le strade -quanta figa e culi alti e sodi e tette strette nei maglioni a collo alto, quante donne e storie misteriose tra i viali alberati di Roma – Quali viali alberati ?- dico a Giovanni che recita come un attore di vecchi film in bianco e nero. Respiriamo libertà mentre passeggiamo, panino e birra in mano e passi lenti e occhi che si perdono tra le meraviglie della città eterna.

- Avevo pensato di sapere in ogni momento la cosa giusta da dire alle persone, come prenderle, come farle sorridere e come sorprenderle, come tenere viva la conversazione o almeno così mi sembrava o almeno così mi dicevano le persone che mi trovavo davanti. Poi avevo smesso, mi era sembrato di aver esaurito le forze all’improvviso e avevo smesso cazzo, avevo smesso di avere sempre una risposta a una domanda. Ero diventato più silenzioso e mi spaventava e imbarazzava e mi faceva incazzare ma ora è tutto diverso, di nuovo diverso, capisci? È tutto come prima -. Non provo disagio con Giovanni, mai disagio, parlo, quando ho voglia di parlare parlo, senza la necessità di riempire ogni secondo di coprire ogni silenzio con delle parole però. Muti a volte, uno accanto all’altro e star bene comunque, sentirci sereni, tranquilli, rilassati, a nostro agio. Respirare il tempo è semplice con Giovanni.

Entriamo in un locale dai ritmi brasiliani e un sacco di gente allegra io e Giovanni, ci entriamo io e il mio compagno Giovanni, che domani andremo a cercare Odair, domani, - Oggi figa – mi dice lui che sembra aver già dimenticato il suo primo amore romano, sembra averlo dimenticato. Accendo un sigaro e mi guardo intorno e incrocio gli sguardi di uomini e donne e del mio compagno che con un cappello bianco in paglia da Cow Boy si butta sugli alcolici e beve e fa conoscenza con la cameriera e ci parla seduto al bancone come la conoscesse da sempre, da altre vite.

E c’è una sala in fondo al locale, una sala con le pareti dipinte, semibuia, con luci soffuse e colorate e la gente qui balla vicina, tanto vicina e le ragazze sono sudate e provocanti e magre certe e lunghe e grasse e multiple alcune e hanno voglia di divertirsi, di vivere alcune e - mi butto stavolta, mi lancio - per una volta e torno al bancone e bevo due birre poi torno nella sala e mi lancio come la pietra di una fionda, mi lancio, e ballo e sfioro seni e sono eccitato e passo la sera a cercare lo sguardo di una ragazza affascinante, affascinante nelle movenze e nella carne che mostra. E passo la sera a cercare lo sguardo di una donna che mi sorride e che nasconde un segreto sotto quella gonna cortissima e vorrei conoscerlo quel segreto e scoprirlo quel segreto ma arriva mattina che è rimasto nei miei sogni e non so neanche dov’è finita quella donna che era un cestino di frutta, una macedonia di frutta era quella donna mentre ero ubriaco, così mi sembrava e Giovanni nemmeno so dove è finito e allora torno al nostro ostello e mi addormento con la luce del primo sole del mattino e con in testa il frutto proibito con cui avrei voluto fare colazione. Dormo.


- Quando andiamo da Odair? – mi dice il mio compagno omertoso Giovanni – Come ti senti? – mi dice - Potremmo cercare un lavoro qui per un po’ e guadagnarci da vivere e la sera andare a donne, innamorarci delle donne che questa terra ci vuole donare e sistemarci qui per un po’. Potremmo chiamare Otero e Pizza e farli venire qua con noi, che dici? A giorni li chiamo magari, che dici? – dice lui che sa prendersi cura dei nostri sogni..

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lunedì 20 aprile 2009

Danza sulla città eterna


Boschi di ginepri e massi e terre umide di pioggia e cinghiali e capre e agnelli ha percorso quel pullman e droghe e alcol e medicine a cazzo di cane aveva preso quell’autista solo e confuso nella sua cabina. – Ad Olbia devo arrivare, ad Olbia – con in testa l’ex fidanzata ora sempre fidanzata ma con un altro stavolta, con Marieddu che se l’è sbattuta in campagna, nell’ovile se l’è sbattuta con la scusa di regalarle i carciofi, - sa cancioffa – e le uova e mezzo agnello – mezz’angioni vieni a prenderti che te lo regalo – ed erano finiti a scopare sul fieno lei e Marieddu.

- Peccato, peccato mortale tradire l’autista ubriaco marcio - che mi doveva portare ad Olbia, pensavo con una mano sulle palle e gli occhi vigili sulla strada che - non farò in tempo a salvarmi ma almeno lo vedo dove mi schianto, dove mi schianta quest’autista burdo e rincoglionito, l’amore perduto se lo sta mangiando, l’amore perduto, e proprio lui doveva capitare di turno per il mio viaggio Tortolì Bari Sardo Lanusei Olbia, cazzo – penso – proprio lui – penso e guardo il cielo nuvoloso della nostra terra.

- Le bestemmie – penso – le bestemmie di quella donna si stanno per avverare – penso – e salto il mare con un balzo e oltre il mare Termini con i suoi barboni e le loro storie e la vecchia convinta di avere una madre più giovane di lei - una figlia per madre pensava di avere una donna vicino Termini, nei pressi di Roma, Roma centro – e – viviamocelo – dico a una ragazza – viviamocelo quello che viene e quel che viene viene insomma, maledette domande e storie lunghe alle nostre spalle, sempre alle spalle si tende a guardare – penso – Avanti dobbiamo scrutare, in fondo, l’orizzonte mi piace guardare e ad oggi che stiamo bene a baciarci e stringerci e parlarci di cazzate di vita e di delusioni e amori e sapori – dico – raccontami – penso – raccontami di come hai danzato sulla vita in questi anni, le tue coreografie e le luci e le ombre sul palcoscenico della tua vita – penso – racconta e non aver paura degli errori e delle cose giuste e sbagliate e dei sorrisi e dei dolori – penso – mai averne paura – penso e torno a casa e ho mille coperte di piume e pelle addosso e dolce è questa notte incerta nei miei sogni.

Buongiorno città eterna…

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venerdì 17 aprile 2009

Ad Anna..




Quando rientro la sera alle otto, otto e mezza della sera, rientro e il cielo e le nuvole e le montagne, quasi anche le montagne sono dipinte di rosso come vuole il sole a quell’ora, prima di andare a dormire il sole, verso quell’ora, dipinge il cielo di rosso.

Sfrecciano le macchine nelle strade lunghe e strette e vuote da Arbatax a Tortolì a Teccu a Bari Sardo, sfrecciano le macchine che mi vengono incontro con i loro fari alti e nelle cabine i loro padroni sfrecciano con la musica e i pensieri e le bestemmie a volte – Abbassa quei cazzo di fari – dicono o lampeggiano o sterzano all’improvviso se passa un cane o una pecora o un gatto o un riccio, l’ultimo lento tragitto del riccio da una parte all’altra della strada voleva arrivare il riccio. A metà è arrivato, poi una quattro per quattro l’ha spiaccicato sull’asfalto come nei cartoni animati, solo che non si è più ricomposto lui, il riccio.

Dietro di noi c’è il porto e il mare è calmissimo stasera e si sente l’odore dei pescherecci e del sudore di chi ci lavora e sono dolci certi odori che arrivano e li sento bene, che il naso non mi manca, li sento e i pescatori arrivano con le loro magliette sporche e i jeans strappati e vogliono fumare e tentare la fortuna – che se vinco un milione di euro – dice – se lo vinco mi compro un altro peschereccio – dice, mica uno yacht di lusso come Briatore e Ricucci e quegli uomini ricchi di sfarzo, non ci rinunciano all’odore del pesce, al sapore del mare, al loro sudore i pescatori di certe terre – Fanculo agli yacht di quella gente – pensano – guardano la vita da dentro ad un acquario loro – penso.

Nonna ne compie ottanta a pochi chilometri, ottanta nonna e ottanta sei nonno e li trovo in casa e hanno sempre un sorriso ed una raccomandazione da dare – Stai attento con le donne – dice - attento che ti fregano – dice – che le conosco io - dice come se fosse un uomo mia nonna – e mangia ca non portrsa nudda – dice – mangia che non hai niente dice, che sei secco, devi mangiare – dice e tira fuori il pranzo alle 10.37 del mattino, antipasto e primo e contorno e frutta e dolci e se non la fermi va avanti fino a sera. Non importa quando si finisce l’importante è iniziare presto, alle 11 massimo, non importa se ho appena fatto colazione, alle 11 si mangia, sono i più vecchi a comandare, come nelle tribù, sempre loro, e mai sento vorrei doverne fare a meno, - Mai penso vorrei fare a meno di quella casa e di quelle parole e di quei baci e delle medicine inventate – L’aglio nel culo al posto delle supposte da piccolo mi metteva mia nonna. Da grande un giorno mi era tornato in mente e le avevo voluto chiedere il motivo – Per diventare grande e forte – mi aveva detto – grande e forte – come non lo ero mai diventato, ma ci credeva così tanto in quello che diceva che per un attimo mi aveva convinto..

Auguri Nonna..

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giovedì 16 aprile 2009

In vacanza a Lourdes





Ci saranno certamente cose più importanti della vita di tartarughe e mosconi e insetti vari intorno a rettili con il guscio protettivo, con la casa incorporata, con un tetto dove rifugiare la testa. Eppure a quello avevo pensato durante la raccolta delle fave, nel tempo di sbucciarle in cortile con quell’uomo con la cuffietta in testa e il sole a scaldare i nostri pensieri – Mettila anche tu la cuffia..con sto sole – dice e sbuccia fave e piselli. Io solo le fave, i piselli li sbuccio si, ma poi li mangio subito, crudi e verdi e umidi come la terra ce li ha donati, non fanno in tempo a finire dentro la pentola con me i piselli, dal produttore al consumatore immediatamente, nessun passaggio, nessuna tassa, tutto risparmio.

- Cosa ci fai con l’imodium che ho trovato in bagno? – mi dice mia madre – Sai nei casi di emergenza – dico io, ma non le basta – Come mai caghi così tanto? – dice mia madre – No, ho detto che nei casi di emergenza..- dico io – Ma non è normale che caghi così tanto – incalza lei – Ho detto che se per caso mi trovo in una riunione importante con la merda alla gola..porca put - - Non sarà il caso di farti una visita – e ci rinuncio, che oramai si è convinta che con l’imodium la farmacia mi abbia dato in omaggio qualche virus intestinale gravissimo mia madre - E cago bene, mangio bene, respiro , cazzo respiro benissimo, non lo vedi come sto’ – penso -, non lo vedi? – dico e mi viene da ridere che se vede un termometro nel comodino pensa che ho la febbre, se vede il dentifricio finito pensa che ho i denti marci, se vede la foto di un mio amico che mi abbraccia non oso immaginare cosa possa pensare, mia madre - Non lo voglio nemmeno immaginare -. Meravigliosa creatura.

- La questione è di semplice soluzione - dico. – Diamoci una scadenza – dico – E dopo quella smettiamo di sentirci, parlarci, ascoltarci, scambiarci pareri, ridere, guardarci in certe occasioni, guardarci in due dico senza sapere niente, intuendo soltanto, intuizioni sul futuro in un microsecondo in certi sguardi, incomprensibili comprensioni, smettiamo di baciarci, fare l’amore, con la testa dico fare l’amore, con la testa specifico, smettiamo e basta e iniziamo in maniera diversa - dico come al solito per fare le cose diverso dagli altri -Porc put -dico -porca put -dico che manco lo so quello che sto dicendo.

Giro il mappamondo e il dito si ferma su Honolulu, capitale dello stato delle Hawaii e penso che qualcuno andrà in vacanza in uno di quei posti e mia madre invece a Lourdes vuole che l’accompagni al massimo tra qualche tempo – Ci facciamo una bella vacanza vacanza a Lourdes? - dice -Porc put - penso e ce l’accompagno davvero e se la vedo a quella donna , - se mi appare - dico - le chiedo di fare il miracolo ed abbronzarmi con un unico raggio di sole così quando torno racconto che sono stato ad Honolulu davvero a fare la vacanza - e se appare mi ride in faccia mi sa, ride che il buon umore non le manca di certo - il buon umore non le manca – penso – a quella donna. Magari non mi abbronza, ma l'importante è che rida -. penso, - rida mentre io e mia madre andiamo in vacanza a trovarla, io mia madre e zia Maria a Lourdes - penso - Non poteva apparire a Honolulu - penso, poi entro dentro il guscio, abbraccio la tartaruga e dormiamo insieme..

Sogni d’oro..

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