lunedì 1 giugno 2009

La mia famiglia Erasmus



Vivo a Roma. Vivo a Roma con il mio amico Matteo e sette ragazze erasmus. Tutti in una casa. L’abbiamo presa vuota e arredata con mobili di fortuna. Abbiamo fatto il giro delle case, conoscenti e non, e abbiamo raccattato tutto ciò che in quelle case era di troppo. C’è sempre qualche credenza, qualche comodino, qualche poltrona nei ripostigli dei palazzi di cui le persone non sanno come liberarsi. Io e Matteo, pirati di una città presa in prestito, abbiamo liberato quelle case dal superfluo rendendolo indispensabile per la nostra casa.

Il valore è sempre relativo. A volte mi sono innamorato di donne che per altri che ci erano stati non avevano avuto nessun tipo di senso. Con me erano diventate preziosissime e viceversa a volte ero stato con donne preziosissime per altri e di poco valore per me. Non mi ci ero legato, non ci legava niente e ognuno per la sua vita, ognuno per la propria strada anche mentre facevamo l’amore con quelle donne. Mai ci eravamo fusi l’un l’altro. Mai mi erano rimaste marchiate sulla pelle, mai come altre che ancora bruciano negli angoli del mio corpo.

E’ così un po’ per tutto. Chi per esempio guardando una stella cadente ha mai espresso il desiderio di una tazza del cesso nuova? A me è successo. Ogni volta che mi ci sedevo dopo colazione, dopo il caffè della mattina, ogni volta mi si incastrava un pezzo di coscia nella tazza rotta e nessuno può immaginare che male e che fatica non potersi rilassare e dover cagare ogni volta rigidi e con l’ansia che con una mossa sbagliata mi si sarebbe incastrata un pezzo di carne in un pezzo di tazza. Ah come l’ho desiderata quella notte di stelle cadenti la mia nuova tazza del cesso. Ah come mi sono rilassato poi con giornali e riviste e la schiena rilassata quando l’ho cambiata.


Le ragazze sono tutte fuori oggi. Alba, Nayara e Imma le spagnole, Ana e Joana le portoghesi, Magda la Polacca e Alessandra la Brasiliana. Matteo ha fatto l’amore con Imma e Joana. Io ho perso la testa i primi giorni per Alessandra, ci ho dormito insieme e mentre stavamo per fare l’amore, mentre era nuda e stavo per entrare dentro di lei era entrata Magda ubriaca come una bottiglia di vodka e si era sdraiata accanto a noi. Io e lei nudi e Magda vestita accanto a noi. Non aveva più voluto far l’amore, si era girata e si era messa a dormire. Non ho più avuto molta simpatia per Magda da quel giorno, lei non lo sa, ma un pochino la odio per quella sua inquietante precisione nell’essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se ho fame la trovo ai fornelli. Dopo la mia colazione occupa il bagno. Se devo leggere strimpella il pianoforte.

Tutte le notti aspetto che si addormenti e poi la sveglio per darle la buonanotte. Lei mi dice grazie poi appena esco fuori dalla porta sento – Fuck – e vado a dormire più sereno.

Mi trovo a letto con una donna che non è la mia donna. – Domanda tecnica – mi dice – Il preservativo? – mi dice e mi sento un coglione quando mi accorgo che l’ho regalato a Matteo.
- E no –
- Allora niente – mi dice – Però possiamo fare altro – mi dice, infila i vestiti e tira fuori una scacchiera di quelle piccoline con le pedine calamitate. Niente sesso, giochiamo a scacchi. – In fondo era da tanto anche che non giocavo a scacchi – penso per consolarmi.

Quella ragazza che qualche sera prima mi aveva chiamato e guardandomi con gli occhi che sembravano quelli di mia nonna l’unica volta che l’ho vista piangere. Guardandomi con quegli occhi e abbassandoli a tratti mi aveva detto due piccole bugie in serie. Non le avevo detto che sapevo da dove stava arrivando. Non gliel’avevo detto per non metterla in imbarazzo. Eppure lo sapevo. Ma non aveva molto senso spiegarglielo in quel momento.
Certe donne quando ti dicono una bugia poi per sentirsi meglio si convincono di aver detto la verità.

Vado a svegliare Magda poi crollo cullato dal vento di questa notte..

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