mercoledì 1 luglio 2009

Sto bene, grazie

Mi lascio andare alla barba che non mi faccio, questa sera, in attesa che uno dei suoi due piccoli piedi varchi la soglia della mia casa spartana.

Dovrei baciarla, invece aspetto un attimo perché niente sia banale o scontato. Ho già deciso di baciarla ma devo fare in modo che non lo capisca. Mi agito, passeggio avanti e indietro mentre le parlo, sembro preoccupato, agitato, scosso, confuso. Quello sempre. Problemi forse. Mica il suo culo, altre cose nella testa, altre. Volgare.

“Ci pensi ancora a lei?”
“A volte, capita”
“Che significa, io ti ho fatto una domanda precisa, quello che mi interessava sapere è come la pensi, in che termini, stai male quando la pensi?”
“A volte, capita”
“E quando stai male ci sono dei motivi particolari per cui stai male”
“ No, forse, credo ci sia più di un motivo”
“Vorresti vederla?”
“Un giorno forse”
“Vedi lo sapevo, si capisce che la ami ancora, che non ne sei uscito, vive nei tuoi ricordi, nei tuoi pensieri, è sempre lì”
“Ci conosciamo da ieri io e te”
“E allora?”
“Tra due ore sarò stanco di questo interrogatorio, preferisco essere condannato e scontare la mia pena subito, mi costituisco”
“Non si può mai parlare seriamente”
“Ci conosciamo da meno di 24 ore”
“E in queste 24 ore non abbiamo mai affrontato un discorso serio”

Mi condanno per non averla baciata subito, per non averci fatto l’amore per poi dirle sconsolato “Domani mi alzo presto, sai il lavoro, sai gli impegni, sai le interviste, devo portare il cane a fare la pipì, mia nonna è sonnambula ogni mattina alle 4 devo alzarmi per recuperarla dalla strada”

Merito queste domande a cui non so cosa rispondere, le persone hanno bisogno di certezze. Non mi voglio fidanzare, grazie, non voglio alzarmi e chiedermi dove sei né voglio che tu ti chieda dove sono io. Non voglio sapere chi è quel collega che ti tampina di messaggi, non voglio essere obbligato a visitare tutti i negozi di scarpe del centro e fare su è giù con la testa mentre mi chiedi “Ti piacciono?” quel paio che non ti farei mettere neanche stessi recitando in una storia scritta da Moccia.

Non voglio essere costretto a vedere i Cesaroni a letto, né Uno né Due Posti al Sole, non mi interessa se il capo si scopa la collega, non voglio che l’Ikea sia l’unica meta delle nostre passeggiate domenicali, lo so che il tuo ex ha voglia di incontrarti e che tuo zio tiene tanto che Natale io lo passi con la vostra famiglia.

Mi dispiace un sacco se la tua amica ti ha detto che con quel vestito non stavi poi così bene. Chi è che ti fa più complimenti di me? Lo so che non ti capisco abbastanza, so che se ci lasciamo la colpa e di entrambi non ti preoccupare. Lo so che con il mio stipendio possiamo campare al massimo due ore, che in un aperitivo ho finito tutti i miei risparmi, so che dovrei rifare il letto prima di uscire.

Non lo so che intenzioni ho, lo so che dopo un tot di anni bisogna sposarsi, so che lo dice sempre tua madre. Mi sono accorto che hai tagliato i capelli, solo non ho fatto in tempo a dirtelo. Si da qualche tempo ci sono più silenzi tra noi, ci sarebbero se solo stessi zitta. Se mi tradisci è perché ti ho trascurato non perché sei zoccola lo so, se tu mi lasci poi non torni indietro. Non lo so che intenzioni ho.

“Sto bene, grazie”

1 commento:

Marta ha detto...

....e ccerto! tutto normale ciò che hai scritto...tutto troppo vero, domanda : ma alla scusa della nonna sonnambula qualcuno c ha creduto???