martedì 14 aprile 2009

13/04/2009


Squilla il telefono, squilla e non riesco ad allungare la mano, non voglio tendere la mano verso il telefono, tramortito dal sonno e cullato dai sogni come sono questa mattina non rispondo a Kimbo e Giovanni e Otero e Half e Cadau e Diego e chi mi chiama che abbiamo appuntamento alle 8.30, a quest’ora del mattino l’abbiamo l’appuntamento e continuo a dormire e girarmi nel letto tra sogni e pensieri e incubi e confusioni e certezze poche, poche le certezze per fortuna solo le essenziali di certezze.

- Con Reddu vengo, dopo con Reddu vengo che sta mungendo adesso e dopo si libera – dico più tardi e mi siedo sopra un sasso quando arrivo ed è esattamente come dieci anni prima – Come quindici anni prima – sempre uguale ci guardiamo, - Non è cambiato un cazzo – penso quando certe pallonate ti arrivano dritte nello stomaco e i calci in culo e le stronzate che diciamo e le risate e i silenzi e l'imbarazzo che non esiste da queste parti - nessun silenzio imbarazzante – e sempre quelle sono – le stronzate. Si è fermato il tempo per noi pirati spontanei di questa terra.

Mi prende da una parte e passeggiamo per il perimetro del nostro terreno tra erbe erbacce e pozzanghere, tutto il perimetro intorno e ci sdraiamo sulla terra e ci sporchiamo i pantaloni e la felpa e le scarpe e parliamo di altre cose e poi di donne – Ma chi la capisce a quella. Parla, parla un sacco e non si combina nulla – mi dice – Parla parla e non si conclude mai niente – mi dice – che cazzo parla a fare se sono mesi che non le tocco una tetta, che parla a fare di storie e di sesso e programmi e minchiate se non si conclude mai nulla cazzo – mi dice sdraiato su fiori umidi e colorati e giochiamo con la terra, giochiamo a prenderla con le mani e sporcarcele e sentirne l’odore ed esce il sole e poi piove e poi il sole di nuovo – Ah come si diverte Dio con il meteo penso, niente di meglio con cui giocare oggi? – dico a Dio che si diverte e ci diverte in fondo anche a noi bagnarci e asciugarci e bagnarci ancora e il sole dopo a illuminare le nostre teste sincere. Adoro l’incertezza, l’adoro.

Mi prende Giovanni e mi porta a chiacchierare e lunghe erbacce nasconde un pozzo di acqua sporca e ci cado dentro e mi sporco e mi ricordo che da piccolo ci andavo di proposito sulle pozzanghere, per quello mi ero comprato gli stivali in gomma, per sporcarmi come i maiali ma senza bagnarmi i piedi e me li bagnavo lo stesso a volte e Giovanni ha sempre qualcosa di interessante da dire o da osservare, - Mai banale Giovanni, mai veramente – penso mentre teorizza su formiche e formicai e nuvole e piante e vampiri e api e sul cielo – Giovanni teorizza anche sul cielo -

Reddu mi porta via lontano con jimmy andiamo al mare e c’è un sacco di gente e le nuvole disegnano mille cose e vorrei fosse ogni giorno come questo, tutti i giorni come questo e che ci guardassimo così anche tra dieci e poi vent' anni, senza paura, spontanei, sinceri, come mai ho visto da un’altra parte, così vorrei ci guardassimo – Fanculo al resto – penso, - non esiste il resto certi giorni - non esiste altro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

0re 1.30...passavo x caso...e x caso ho letto il tuo post e leggendolo mi ritrovavo..condividevo.Anch'io ho vissuto tante volte nel mio ritorno a casa...(perchè,cosa credi, anche x me quella dannata meravigliosa isola è casa)quelle sensazioni di sincerità,di pulizia,di limbo che tu descrivi..ho qualche anno in più ma caro nipotino sapessi come sono felice di sentirti uguale nel desiderio di pulizia mentale...che sia un male di famiglia?