sabato 11 aprile 2009

La tartaruga


- Non erano raccolti in una coda i capelli – non in una coda, Maledetta distrazione - un abbaglio ho preso, un abbaglio, erano sciolti i capelli, lisci e sciolti e profumati – ma non ne avevo sentito il profumo quella volta, ci voleva confidenza per sentire il profumo dei suoi capelli.

L’avevo immaginato però, tornando a casa, l’avevo immaginato quel profumo e quello dei suoi baci e di certe sue parole dolci – Immaginarle, posso soltanto immaginarle – ed ero salito su Jimmy e Jimmy mi aveva portato lontano, io, Jimmy, le nostre casse sfondate e Bugs Bunny appeso alla maniglia – Sempre lì sta lui, adora guardare fuori dal finestrino nelle nostre scorribande notturne Bugs Bunny –

Ho fatto a meno di lei per tutto il viaggio senza particolari problemi, ho fatto a meno di lei ma non di Dio compagno di meraviglia quando a chilometri dalla costa la natura ti ruba il fiato, la natura ti strappa il fiato, non si riesce a fare a meno di pensarci in quel momento. Accanto a me una donna anziana mi sorride ogni volta che il mio sguardo incrocia il suo, chissà cosa mi vorrebbe dire, di cosa vorrebbe parlarmi, quali segreti circolano nelle sue vene, chissà come si sente educata e a modo a dispensare sorrisi per nove lunghissime ore di viaggio. Ho ricambiato i primi cinque – fanculo poi – che iniziavano a farmi male i muscoli della faccia.

Metto le cuffie e affogo il silenzio in una melodia allegra e leggera, volto la testa, fumo un pezzo di carta spenta strappata dalle pagine del giornale della compagnia e guardo il vuoto fingendomi orgoglioso di me stesso. Guardo quel ramo allontanarsi, proseguire il suo lungo viaggio, - le correnti lo porteranno dove decidono loro – penso, e mi ricorda qualcosa.

Non vado in Chiesa, non la Domenica, non il Venerdì. Qualche volta a prendere il fresco nelle calde giornate estive è capitato di entrarci in Chiesa, con Giorgio, Giovanni, a sentire il silenzio e il fresco in quelle città che ci erano nuove, dopo aver vagato senza una meta precisa, nei nostri viaggi, ci entravamo in Chiesa e ci addormentavamo sul banco, fresco, buio, silenzio, era l’ideale per riposare.

Nei banchi della speranza di chi si appiglia per paura della vita che sfugge, che va a rotoli, per quello ci si sedevano certe persone, noi per riposare a volte, nessuna filastrocca recitata per Dio, solo gratitudine per l’accoglienza, per aver tenuto la porta di casa aperta in quelle giornate afose e calde nei nostri viaggi – Si annoia Dio con le filastrocche, nonostante il suo spirito da bambino, i suoi occhi da bambino, le conosce a memoria quelle filastrocche Dio, eterno sognatore Dio -

Non si fida di me, non si è mai fidata comunque non si fida certo adesso che si è giocata qualcosa e io non ho voglia di forzare niente – Stasera stai buono – mi ripeto

- Non erano raccolti in una coda i capelli – non in una coda, Maledetta distrazione - un abbaglio ho preso, un abbaglio, erano sciolti i capelli, lisci e sciolti e profumati – ma non ne avevo sentito il profumo, ci voleva confidenza per sentire il profumo dei suoi capelli. Dopo l’avevo sentito, - Ora si che l’ho sentito – Teneva la testa dentro il guscio come le tartarughe, solo il guscio mostrava, la toglieva un attimo poi dentro, al riparo, al sicuro di doveva sentire. Mi ero seduto davanti a lei e con le gambe incrociate avevo aspettato la togliesse fuori quella testa, per mostrarsi al mondo, per guardare il mondo, per donarsi al mondo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie