lunedì 20 aprile 2009

Danza sulla città eterna


Boschi di ginepri e massi e terre umide di pioggia e cinghiali e capre e agnelli ha percorso quel pullman e droghe e alcol e medicine a cazzo di cane aveva preso quell’autista solo e confuso nella sua cabina. – Ad Olbia devo arrivare, ad Olbia – con in testa l’ex fidanzata ora sempre fidanzata ma con un altro stavolta, con Marieddu che se l’è sbattuta in campagna, nell’ovile se l’è sbattuta con la scusa di regalarle i carciofi, - sa cancioffa – e le uova e mezzo agnello – mezz’angioni vieni a prenderti che te lo regalo – ed erano finiti a scopare sul fieno lei e Marieddu.

- Peccato, peccato mortale tradire l’autista ubriaco marcio - che mi doveva portare ad Olbia, pensavo con una mano sulle palle e gli occhi vigili sulla strada che - non farò in tempo a salvarmi ma almeno lo vedo dove mi schianto, dove mi schianta quest’autista burdo e rincoglionito, l’amore perduto se lo sta mangiando, l’amore perduto, e proprio lui doveva capitare di turno per il mio viaggio Tortolì Bari Sardo Lanusei Olbia, cazzo – penso – proprio lui – penso e guardo il cielo nuvoloso della nostra terra.

- Le bestemmie – penso – le bestemmie di quella donna si stanno per avverare – penso – e salto il mare con un balzo e oltre il mare Termini con i suoi barboni e le loro storie e la vecchia convinta di avere una madre più giovane di lei - una figlia per madre pensava di avere una donna vicino Termini, nei pressi di Roma, Roma centro – e – viviamocelo – dico a una ragazza – viviamocelo quello che viene e quel che viene viene insomma, maledette domande e storie lunghe alle nostre spalle, sempre alle spalle si tende a guardare – penso – Avanti dobbiamo scrutare, in fondo, l’orizzonte mi piace guardare e ad oggi che stiamo bene a baciarci e stringerci e parlarci di cazzate di vita e di delusioni e amori e sapori – dico – raccontami – penso – raccontami di come hai danzato sulla vita in questi anni, le tue coreografie e le luci e le ombre sul palcoscenico della tua vita – penso – racconta e non aver paura degli errori e delle cose giuste e sbagliate e dei sorrisi e dei dolori – penso – mai averne paura – penso e torno a casa e ho mille coperte di piume e pelle addosso e dolce è questa notte incerta nei miei sogni.

Buongiorno città eterna…

2 commenti:

Dò ha detto...

Sai qual è la cosa più triste della partenza? Il viaggio verso l'aeroporto (o il porto): vedere quelle immagini, sentire quegli odori, ascoltare quei silenzi e pensare che per mesi resteranno solo un ricordo.
Com'è ingiusto!

Gandhi ha detto...

Doddy...