lunedì 13 ottobre 2008

Il poliziotto in canottiera


Fa caldo. Mi giro su me stesso e sento caldo. Lunedì 13 Ottobre e sento caldissimo in questo letto. Mi sembra di non potermici staccare. Mi alzo e apro la finestra. Ho provato a dormire ma non ci sono riuscito, questa Domenica è stata lunga, lunga quanto lo sballo per un fuso orario. Mi alzo e accendo il computer. Odio Internet, lo odio proprio nel vero senso della parola. Odio Internet e le community che ci han costruito dentro. So tutto di tutti, so tutto e non so un cazzo. So di Maica che va al Jacky, di Manuela che è in attesa, di Claudio che è appena rientrato, di Paola che manda a fare in culo il mondo. So cose di cui non so niente e di cui non voglio sapere niente. Odio Internet per l'uso malato che ne faccio, drogato come sono, e me ne voglio liberare. Me ne voglio liberare e non ci sono ancora riuscito. Voglio i numeri di cellulare di tutti quelli che mi hanno aggiunto su Facebook. Voglio i loro numeri e voglio vedere se mi chiamano sette, otto volte al giorno per dirmi che vanno a cagare, che stanno per cucinare, che si vogliono suicidare. E voglio vedere quante volte chiamo loro per dire che sto male, che sto bene, che ho caldo, caldissimo Lunedì 13 Ottobre ora che il buio si è impossessato di Roma e Casalotti già da qualche ora. Gli utenti di Facebook non esistono se non mi chiamano e non li chiamo e non li vedo e non le trombo a volte e non mi schiaffeggiano e non mi insultano e non si guardano in questa calda notte che tarda a convocare il sonno. Indosso i pantaloni che ho fottuto a Giovanni tre anni fa ed esco a prendere aria. In fondo alla strada un poliziotto mi chiede di accostare.

- Ho caldo - dico
- Patente e libretto - mi dice
- Di chi è la vettura? -
- Di mio padre - dico - Fa caldo stasera - dico

Accarezzo Jimmy e riparto, ho sorriso a un poliziotto che era entrato esageratamente nella parte e non ha ricambiato. Più tardi tornerà a casa, toglierà la divisa, scorreggerà, guarderà le telefoniste porno in canottiera e mutande e dimenticherà per un attimo di fingere d'essere un poliziotto.

- Scendi - dico
- Sali - risponde che sono praticamente già arrivato nella sua stanza

Lei vuole parlare, io fare l'amore. Allora mentre parla la spoglio. Scopiamo e mi sento solo, scopiamo e lei mi dice

- Fermo, fermo un attimo e guardami negli occhi - Ma non ho nessuno davanti, sto solo scopando e mi sento solo, mi sento solo e sono assessionato da internet e dal caldo che mi sta appiccicato ad ogni cellula.

La guardo negli occhi e non vedo nessuno

- Che cè? - dico
- A che pensi? - e vorrei sparire per un attimo, penso al caldo, alle cellule, a internet, che son solo

- A te - rispondo, e lei sorride

Poi torno a casa, il poliziotto avrà appeso il cappello sul porta abiti all'ingresso, avrà bevuto una birra e si sarà addormentato davanti alle pornotelefonate in attesa di ritrasformarsi in quello che si era convinto per un attimo di essere stasera.

- Chissà se ha caldo - penso salendo le scale - Non me l ha detto se aveva caldo pure lui - e torno nel mio guscio

4 commenti:

Anonimo ha detto...

..mi chiedo se tutto quello che scrivi e' solo fantasia o e' vero....forse se lo chiedono tutti..ma io...di piu'....

Anonimo ha detto...

Ehi guarda che Paola non manda a fare in culo nessuno...tranne il sottoscritto...

Anonimo ha detto...

guarda che io ti chiamo qnd cago 6 tu che non rispondi


checca

Anonimo ha detto...

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=33176&sez=HOME_SCIENZA